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Caso Resinovich, colpo di scena su un reperto: cosa è emerso, gravissimo

Pubblicato: 07/08/2025 11:59

Il caso della morte di Liliana Resinovich continua a far discutere. Inizialmente, un’impronta trovata sul sacco dell’immondizia che avvolgeva le gambe della vittima sembrava essere la pista decisiva. Si pensava che quella traccia, simile a un’impronta lasciata da un guanto, potesse fornire la prova fondamentale per risolvere il mistero della sua morte. Tuttavia, le analisi della Scientifica hanno smentito questa ipotesi, rivelando che l’impronta non era quella di una mano, ma piuttosto il risultato dei jeans che la stessa Liliana indossava quando è stata trovata morta il 5 gennaio 2022, nel boschetto dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste. Il marito della vittima, Sebastiano Visintin, è l’unico indagato per il suo omicidio.

Le Analisi della Scientifica e la Smentita dell’Impronta

Nel 2023, il gip aveva respinto la richiesta di archiviazione della Procura di Trieste, ordinando ulteriori approfondimenti su alcuni aspetti della vicenda. Uno degli elementi più discussi riguardava proprio l’impronta trovata sul sacco dell’immondizia. Inizialmente si era ipotizzato che potesse appartenere a un guanto, rinvenuto poco distante dal corpo di Liliana, ma le analisi hanno escluso questa teoria. I tecnici della Scientifica hanno dichiarato che “l’impronta non è compatibile” con quella di un guanto, ma piuttosto con la trama dei jeans che la vittima indossava. Secondo le nuove indagini, i jeans di Liliana, al momento del decesso, avevano creato una traccia regolare, simile a quella riscontrata sul sacco che copriva i suoi arti inferiori. Gli esperti hanno replicato le condizioni ambientali del boschetto e confermato che l’impronta sarebbe stata causata dal contatto tra i jeans della donna e il sacco.

La GoPro di Sebastiano Visintin: Nessuna Prova Concludente

Nel frattempo, sono continuate anche le verifiche sulla GoPro appartenente a Sebastiano Visintin, il marito di Liliana, in relazione al suo comportamento nel periodo precedente alla scomparsa di sua moglie. Le analisi delle coordinate GPS e dei file della videocamera non hanno rivelato alcun elemento che possa accusare Visintin. I dati registrati dalla GoPro, che monitoravano il percorso dell’uomo tra le 12.16 e le 13.33 del 14 dicembre 2021, coincidono con quanto dichiarato dallo stesso Visintin. Nonostante l’assenza di elementi concreti che possano legare il marito della vittima al delitto, i legali di Visintin hanno comunque messo in evidenza come “le indagini stiano prendendo una direzione contro l’indagato” e come ci sia il rischio che, se non emergeranno prove sufficienti, la Procura chieda l’archiviazione del caso.

I difensori di Visintin, infatti, hanno aggiunto: “Se non ci sono elementi sufficienti per sostenere un processo, sarebbe preferibile andare a giudizio e uscire assolti”, rivelando un aspetto delicato del caso. Infatti, anche se non si trovassero prove decisive contro di lui, l’indagine potrebbe continuare a pesare sulla sua vita come un’ombra, restando un indagato per un crimine che non ha mai confessato.

La Pista Ancora Aperta

Il caso di Liliana Resinovich resta quindi avvolto nel mistero, con indagini che si stanno sviluppando lentamente ma con l’emergere di nuovi dettagli significativi. Se da un lato le analisi sull’impronta sembrano aver escluso alcune ipotesi, dall’altro le verifiche sulla GoPro non hanno fatto luce su eventuali colpe del marito. Le indagini proseguono e, con il processo ancora in sospeso, gli inquirenti devono affrontare il difficile compito di determinare se la morte di Liliana sia frutto di una tragica fatalità o di un omicidio premeditato.

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