
La scabbia è tornata a far parlare di sé, e non è solo un vecchio ricordo delle nostre nonne. In alcune zone d’Italia, i casi sono cresciuti addirittura del 750%. Una vera e propria ondata che mette in allarme: ma cosa sta succedendo davvero? E, soprattutto, a cosa dobbiamo fare attenzione per non finire anche noi nel mirino di questo fastidioso parassita?
La scabbia è una malattia della pelle causata da un minuscolo acaro, il Sarcoptes scabiei, capace di scavare microscopici cunicoli nella nostra cute per deporre le uova. Risultato? Un prurito intenso – soprattutto di notte – e piccole papule che compaiono su mani, piedi e zone intime. Gli esperti della Sidemast (Società italiana di dermatologia e malattie sessualmente trasmesse) hanno lanciato l’allarme: il ritorno della scabbia è sotto gli occhi di tutti.
Scabbia, come si trasmette davvero?
Dimentica i falsi miti: la scabbia si trasmette quasi esclusivamente da persona a persona, con contatti diretti e prolungati. Accarezzare il cane? Nessun problema: non sono gli animali domestici a contagiarci. I rischi aumentano invece se viaggi spesso, frequenti luoghi affollati o vivi la realtà dell’overtourism. La verità? È una malattia facile da prendere, proprio perché molto contagiosa.
Quando il parassita si insinua nella pelle e depone le sue uova, i nuovi acari colonizzano rapidamente altre aree del corpo e possono passare ad altre persone. Non c’entra l’igiene: chiunque può essere colpito, anche chi presta la massima attenzione alla pulizia. Il contatto diretto è la vera minaccia e, tra partner, la trasmissione è frequentissima.
Perché i numeri sono in crescita?

I dermatologi sottolineano: gli acari possono sopravvivere nei materassi fino a 3 giorni, ma senza la pelle umana non si moltiplicano. Vestiti e biancheria? Sì, possono essere veicoli, ma è raro. Ancor più difficile il contagio in piscina, perché l’umidità ostacola la fuga degli acari dalla cute.
In Italia, regione dopo regione, la crescita dei casi è ormai realtà, anche se mancano dati precisi a livello nazionale e il fenomeno rischia di essere sottostimato. Due studi recenti lanciano l’allarme: a Bologna, tra il 2020 e il 2023, la scabbia è esplosa; nel Lazio, uno studio parla di una vera e propria “minaccia emergente di salute pubblica” con un +750% di focolai nelle strutture di lungodegenza.
Scabbia post pandemia: chi rischia di più?

Il lockdown ha fatto la sua parte: molti di noi hanno trascorso mesi in ambienti chiusi e spesso affollati, creando la situazione ideale per il ritorno della scabbia. I bambini e gli adolescenti (soprattutto tra i 5 e i 18 anni) sono tra i più vulnerabili, anche a causa di scuole e palestre. Ma anche gli anziani – in particolare quelli nelle RSA – e le persone con fragilità sociali o sanitarie sono ad alto rischio.

Sintomi chiave e cosa fare subito

Hai un prurito intenso (soprattutto la notte) e piccole papule sulla pelle? Se hai avuto contatti stretti con chi presenta questi sintomi, non sottovalutare la situazione. Gli esperti consigliano di consultare subito un medico o un dermatologo: evitare il fai da te è fondamentale, perché una diagnosi errata può prolungare l’infestazione e favorire altri contagi. Se la diagnosi è confermata, è importante trattare tutti i contatti stretti, anche se non mostrano sintomi, e lavare lenzuola e indumenti ad alte temperature.
La scabbia non fa distinzioni: restare informati e agire subito è la vera arma di difesa. La parola d’ordine? Prevenzione!