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“La sua famiglia risarcita, quella di lei…”. Stefano Argentino, l’assurda notizia dopo il suicidio

Pubblicato: 07/08/2025 13:08

La mattina del 6 agosto 2025, un tragico epilogo ha segnato la fine della vicenda che ha visto coinvolto Stefano Argentino, reo confesso dell’omicidio di Sara Campanella, una giovane di 22 anni brutalmente uccisa a Foggia. Stefano Argentino, arrestato dopo aver sgozzato la collega universitaria, è stato trovato morto nella sua cella del carcere di Gazzi a Messina, impiccato con un lenzuolo. Il giovane, che aveva perseguitato la vittima per mesi, aveva avuto un comportamento sempre più violento fino al tragico delitto. Sara, dopo averlo allontanato più volte, la sera dell’omicidio aveva scritto alle amiche: “Il malato mi segue”.

Il Suicidio di Stefano Argentino

L’omicidio, avvenuto davanti a numerosi testimoni, aveva scosso la città e suscitato profondo dolore nella comunità. Saraera riuscita addirittura a registrare i suoi ultimi momenti di vita con il telefono, documentando l’atroce aggressione. Da subito, Stefano Argentino, arrestato e accusato di omicidio, era stato ritenuto un detenuto a rischio suicidio. Le sue condizioni psichiche, segnate da depressione e digiuno prolungato, avevano portato le autorità a metterlo sotto sorveglianza speciale, un protocollo che prevedeva il controllo costante e l’isolamento. Tuttavia, nonostante il periodo di stabilizzazione apparente, due settimane prima della sua morte, la direzione del carcere aveva deciso di revocare la sorveglianza speciale e riassegnarlo a una cella comune. È proprio in questo contesto che Argentino è riuscito a togliersi la vita.

L’avvocato Giuseppe Cultrera, difensore di Stefano Argentino, ha commentato così l’accaduto: “È il triste, drammatico epilogo di una storia di cui si supponeva già il finale. Sara è stata uccisa, Stefano si è tolto la vita e l’unica responsabilità è da attribuire allo Stato“. Cultrera ha spiegato che, già durante il processo, aveva richiesto una perizia psichiatrica per comprendere meglio lo stato mentale del suo assistito. “Avrebbe potuto salvare almeno una delle due vite”, ha aggiunto l’avvocato, indicando il fallimento delle istituzioni nel prevenire la tragedia.

Il Processo e il Risarcimento

Il processo per l’omicidio di Sara Campanella avrebbe dovuto iniziare il 10 settembre con la prima udienza davanti alla Corte d’assise. Tuttavia, con la morte di Stefano Argentino, il procedimento penale si estingue, poiché la morte dell’imputato annulla il reato di omicidio, chiudendo ogni possibilità di giustizia per la famiglia di Sara attraverso il processo.

Questo ha creato una situazione complessa sotto il profilo giuridico ed etico. Secondo Guido Stampanoni Bassi, avvocato e direttore di “Giurisprudenza Penale”, la famiglia di Stefano Argentino potrebbe avere diritto a un risarcimento da parte dello Stato per la mancata prevenzione del suicidio. “L’art. 2 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo impone allo Stato di proteggere la vita di chi è sotto la sua custodia; la mancata prevenzione di un suicidio configura responsabilità civile”, ha sottolineato l’avvocato.

Tuttavia, la famiglia di Sara Campanella non potrà chiedere risarcimenti a Stefano Argentino o ai suoi familiari, a meno che non accettino l’eredità. L’unica via disponibile per la famiglia della vittima rimarrebbe il fondo pubblico per le vittime di reati intenzionali violenti, che prevede un risarcimento simbolico di 50.000 euro. Questa cifra appare irrisoria se comparata con i risarcimenti che altre vittime hanno ricevuto, come nel caso di Alberto Stasi, che ha dovuto versare oltre 850.000 euro alla famiglia di Chiara Poggi, o Filippo Turetta, che dovrà versare 500.000 euro alla famiglia di Giulia Cecchettin.

Le Contraddizioni del Sistema Giuridico

La situazione giuridica solleva un paradosso: mentre la famiglia di Stefano Argentino potrebbe ottenere un risarcimento dallo Stato, la famiglia della vittima, Sara Campanella, rischia di non ricevere nulla di significativo, nonostante il dolore e la sofferenza che hanno subito. Questo solleva interrogativi sulle disparità nel trattamento legale delle vittime e degli imputati, che vanno al di là dell’aspetto economico e toccano questioni di giustizia e equità. La morte di Stefano Argentino rappresenta la fine di un caso che avrebbe dovuto fare luce su una tragedia, ma lascia ancora molte domande senza risposta.

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Ultimo Aggiornamento: 07/08/2025 17:06

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