
Secondo gli ultimi dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss), in Italia si è registrato un significativo incremento dei casi confermati di West Nile Virus (WNV). Il totale attuale ammonta a 173 infezioni, un dato che evidenzia un’impennata rispetto agli 89 casi registrati nel mese di luglio.
Questo aumento, monitorato attraverso il quarto bollettino di sorveglianza dell’Iss, solleva l’attenzione sulla diffusione di un virus che, pur essendo spesso asintomatico, può manifestarsi in forme gravi. Purtroppo, il bilancio include anche 11 decessi, un promemoria della serietà che la malattia può assumere, specialmente nei soggetti più vulnerabili.
La distribuzione geografica e le diverse manifestazioni cliniche
L’analisi della distribuzione geografica dei casi conferma che la presenza del virus non è omogenea sul territorio nazionale. Le infezioni si concentrano in specifiche aree, riflettendo probabilmente le condizioni ambientali e la densità delle zanzare vettrici. Le regioni più colpite sono il Lazio con 37 casi neuro-invasivi e la Campania con 21 casi, seguiti da Veneto (4), Piemonte (2), Lombardia (2), Emilia-Romagna (2), Friuli-Venezia Giulia (1), Basilicata (1) e Sardegna (1). Questo quadro dimostra come il virus si stia diffondendo in modo capillare, coinvolgendo sia le regioni del nord che quelle del centro-sud.
Un aspetto cruciale del monitoraggio è la classificazione delle infezioni in base alla sintomatologia. Delle 173 infezioni confermate, la maggior parte si presenta in modo lieve o addirittura senza sintomi. Nello specifico, si contano 85 casi di febbre West Nile e 14 casi asintomatici identificati in donatori di sangue, a cui si aggiungono altri due casi asintomatici. Questi numeri evidenziano l’importanza dei programmi di screening sui donatori per prevenire la trasmissione attraverso le trasfusioni. La forma più severa e preoccupante, tuttavia, è quella neuro-invasiva, che ha colpito 72 persone. Questa manifestazione clinica può causare encefalite, meningite o paralisi, e costituisce la principale causa dei decessi finora registrati.

Il virus e la sua trasmissione
Il West Nile Virus, appartenente alla famiglia dei Flaviviridae, è un arbovirus, ovvero un virus trasmesso dagli artropodi. In questo caso, il vettore principale è la zanzara comune (Culex), che si infetta pungendo uccelli selvatici, i serbatoi naturali del virus. Gli esseri umani e altri mammiferi, come i cavalli, sono considerati ospiti accidentali; essi possono contrarre il virus dalla puntura di una zanzara infetta, ma non sono in grado di trasmetterlo ad altre zanzare o ad altri individui. La trasmissione da persona a persona non avviene, ma esiste un rischio, seppur raro, di contagio tramite trasfusione di sangue o trapianto di organi da donatori infetti. Per questo motivo, le misure di sorveglianza integrata includono il controllo delle zanzare, degli uccelli selvatici e dei donatori di sangue nelle aree a rischio.
Di fronte a questa emergenza sanitaria, le autorità sanitarie e i comuni stanno intensificando le misure di prevenzione e controllo. La lotta al virus passa innanzitutto per la disinfestazione mirata delle zanzare, soprattutto nelle aree ad alta densità di casi. Si raccomanda ai cittadini di adottare misure di protezione individuale, come l’uso di repellenti e l’installazione di zanzariere. Inoltre, è fondamentale eliminare i ristagni d’acqua, dove le zanzare depongono le uova, e proteggersi dalle punture durante le ore serali e notturne, quando le zanzare del genere Culex sono più attive. L’Istituto Superiore di Sanità, con il suo sistema di sorveglianza, continua a monitorare attentamente l’evoluzione della situazione, fornendo bollettini periodici per informare la popolazione e coordinare la risposta sanitaria a livello nazionale.