
La crisi in Palestina e a Gaza continua a peggiorare, trasformandosi in una ferita aperta che divide governi, spacca opinioni pubbliche e mette a dura prova le relazioni internazionali. Gli equilibri geopolitici, già fragili, vengono messi sotto pressione da un conflitto che sembra non trovare vie d’uscita.
Le accuse di violazioni dei diritti umani e i bilanci sempre più pesanti di vittime civili scuotono l’opinione pubblica globale. In questo scenario, ogni dichiarazione, gesto o silenzio di un leader politico diventa immediatamente terreno di confronto e, spesso, di scontro.
Il confronto dopo il concerto delle Blackpink
È in questo contesto infuocato che Giorgia Meloni si è trovata faccia a faccia con un attivista pro-Palestina al termine del concerto delle Blackpink a Milano. “Come madre, una parola sul genocidio palestinese?”, le ha chiesto l’uomo.
La presidente del Consiglio ha replicato: “Io lavoro ogni giorno sul genocidio palestinese, siamo la nazione al mondo che ha liberato più bambini, se fosse preparato lo saprebbe, perché la pace non si fa così”, allontanandosi subito dopo insieme al suo staff.
Accuse sull’invio di armi e risposta secca della premier
L’attivista ha poi insistito, incalzandola sulla presunta fornitura di armi a Israele. La risposta della premier è stata netta: “Ma quali armi, studi“. L’intero scambio, ripreso in video, è stato diffuso sul profilo Instagram di Palestina Libera, rete pro-Pal con oltre 20mila follower.
Nella didascalia si legge: “Giorgia Meloni riconosce il genocidio per la prima volta“, riferendosi alle parole usate dalla premier nel ripetere la domanda del contestatore. Un episodio che, seppur breve, si inserisce nel più ampio e delicato mosaico delle relazioni tra Italia e Medio Oriente, in un momento in cui ogni parola può pesare come un atto politico.