
In Italia, il numero relativamente alto di casi di botulismo non deve destare eccessiva preoccupazione, principalmente perché il tasso di mortalità è notevolmente basso e in costante diminuzione. Dal 2001 al 2020, su 452 casi confermati, si sono registrati solo 14 decessi, con un tasso di letalità medio del 3,1%. Questo dato è ulteriormente sceso al 2,6% nel periodo 2012-2020, confermando l’efficacia dei sistemi di prevenzione, diagnosi e cura.
La tradizione culinaria come fattore di rischio e l’efficacia del sistema di sorveglianza
L’elevata incidenza del botulismo in Italia, una delle più alte in Europa, trova la sua spiegazione nella spiccata tradizione di conservazione domestica degli alimenti. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) spiega che questa pratica, diffusa fin dall’inizio del secolo scorso, espone la popolazione a un maggior rischio. Nonostante ciò, il sistema di sorveglianza nazionale è estremamente efficace nel rilevare e monitorare i casi. Tra il 2001 e il 2020 sono stati segnalati 1.039 casi sospetti, dei quali 452 sono stati confermati in laboratorio. Questo alto numero di segnalazioni dimostra la consapevolezza e la prontezza del sistema sanitario nel riconoscere la malattia, permettendo un intervento tempestivo.
Nel periodo in esame, il botulismo alimentare ha rappresentato la quasi totalità dei casi confermati (91%), evidenziando l’importanza di seguire corrette pratiche di igiene e conservazione a casa. Le Regioni con l’incidenza maggiore sono state la Basilicata e il Molise, dati che suggeriscono una maggiore diffusione delle pratiche di conservazione artigianale in queste aree. Nonostante l’incidenza del botulismo sia aumentata in 14 regioni tra il 2012 e il 2020, il tasso di letalità è costantemente in calo.

Perché non dobbiamo preoccuparci in modo eccessivo
Sebbene il botulismo sia una patologia grave, esistono diversi motivi per cui la popolazione non dovrebbe allarmarsi eccessivamente:
- Bassa letalità: Il tasso di mortalità del 3,1% è già di per sé molto basso, specialmente se confrontato con altre patologie. La riduzione al 2,6% nell’ultimo decennio dimostra che la malattia, se diagnosticata e trattata in tempo, non è quasi mai fatale.
- Diagnosi precoce: Il sistema di sorveglianza nazionale gestito dall’ISS è molto efficiente e permette una diagnosi rapida. Medici e ospedali sono formati per riconoscere i sintomi, consentendo un intervento tempestivo che aumenta notevolmente le probabilità di guarigione.
- Accesso alle cure: L’Italia ha un Sistema Sanitario Nazionale che garantisce a tutti i cittadini l’accesso immediato alle terapie necessarie, inclusa la somministrazione dell’antitossina botulinica. Questo trattamento specifico è fondamentale per neutralizzare la tossina e prevenire l’ulteriore progressione della malattia.
- Educazione e prevenzione: La consapevolezza del rischio, grazie anche a campagne informative come quelle dell’ISS, ha portato a una maggiore attenzione nella preparazione e conservazione degli alimenti, riducendo le probabilità di esposizione alla tossina.
- Concentrazione dei casi: La maggior parte dei casi si verifica in fasce d’età specifiche (25-64 anni) e in determinate regioni, il che indica che il fenomeno non è diffuso in modo capillare e indiscriminato su tutto il territorio nazionale, ma legato a specifiche abitudini alimentari e stili di vita.
- Studi e ricerca: L’Italia ha una lunga tradizione di studi in termo-batteriologia e tecnologia alimentare, che hanno portato alla creazione di linee guida e standard di sicurezza oggi applicati sia a livello industriale che domestico. Questo approccio scientifico continuo ha contribuito a ridurre significativamente i rischi.
In conclusione, nonostante l’Italia registri un numero di casi superiore ad altri Paesi europei, i dati del sistema di sorveglianza nazionale dimostrano che la malattia è sotto controllo. Il calo costante della letalità, unito all’efficacia del sistema sanitario e alla maggiore consapevolezza della popolazione, rende il rischio di conseguenze fatali estremamente basso.