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Israele approva il piano per l’occupazione di Gaza City: “Evacuare un milione di palestinesi”

Pubblicato: 08/08/2025 06:30

Dopo dieci ore di discussione, il gabinetto di sicurezza israeliano ha dato il via libera alla proposta del primo ministro Benjamin Netanyahu per l’occupazione di Gaza City. La decisione è stata confermata dal giornalista di Axios Barak Ravid, che cita fonti governative. Non è chiaro se l’operazione sia il primo passo di un piano più ampio destinato a portare al controllo di tutta la Striscia di Gaza, come lo stesso Netanyahu aveva lasciato intendere giovedì in un’intervista a Fox News.

Secondo quanto riportato da Channel 12, l’operazione dell’Idf – le forze di difesa israeliane – avrà come obiettivo esclusivo la presa di Gaza City, con la completa evacuazione della popolazione civile entro il 7 ottobre 2025. La data non è casuale: coincide con il secondo anniversario dell’attacco di Hamas nel sud di Israele, che costò la vita a centinaia di civili e segnò l’inizio dell’attuale fase del conflitto. I residenti saranno trasferiti verso campi profughi centrali e altre aree della Striscia, mentre verrà imposto un assedio ai miliziani rimasti nella città. Per portare a termine il piano, il governo prevede l’impiego di 60 mila soldati in operazioni urbane prolungate.

Le critiche interne e il nodo umanitario

Il capo di stato maggiore Herzi Halevi Zamir ha espresso forti riserve durante la riunione, avvertendo che “non esiste una risposta umanitaria per il milione di persone che sposteremo a Gaza” e proponendo di rimuovere il ritorno degli ostaggi dagli obiettivi di guerra. Le sue parole riflettono il timore che l’operazione, pur avendo un chiaro obiettivo militare, possa generare conseguenze umanitarie di proporzioni senza precedenti nella Striscia. Secondo le stime delle Nazioni Unite, un’evacuazione di questa portata richiederebbe settimane di pianificazione e corridoi umanitari sicuri, elementi che al momento non sembrano garantiti.

I cinque principi per la fine della guerra

In una nota diffusa all’alba, l’ufficio di Netanyahu ha annunciato che il gabinetto ha adottato a larga maggioranza cinque principi come base per la conclusione del conflitto: smantellamento dell’arsenale di Hamas, ritorno di tutti gli ostaggi – vivi e deceduti –, smilitarizzazione della Striscia di Gaza, mantenimento del controllo della sicurezza da parte di Israele e istituzione di un’amministrazione civile alternativa che non sia né Hamas né l’Autorità Palestinese.

Netanyahu ha sottolineato che la proposta alternativa discussa nel corso della riunione non avrebbe portato né alla sconfitta militare di Hamas né alla liberazione degli ostaggi. Il premier ha inoltre ribadito che l’Idf garantirà “assistenza umanitaria alla popolazione civile al di fuori delle zone di combattimento”, senza però specificare come questa verrà concretamente attuata durante le operazioni militari. La decisione rischia di avere un impatto significativo anche sul piano internazionale. Diversi governi occidentali, pur sostenendo il diritto di Israele a difendersi, hanno già espresso in passato preoccupazione per le operazioni su larga scala a Gaza e per le condizioni della popolazione civile. Organizzazioni umanitarie temono che un assedio prolungato e un’evacuazione di massa possano aggravare ulteriormente la crisi sanitaria e alimentare già in atto nella Striscia.

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