
Scandalo, tensione e colpi di scena: il mondo dello spettacolo non smette mai di regalarci emozioni forti. Dopo la puntata esplosiva di Falsissimo dedicata a Raoul Bova, l’atmosfera è diventata incandescente. Tra cellulari sequestrati, voci di estorsioni e celebrità finite nell’occhio del ciclone, la storia si arricchisce di nuovi dettagli ogni ora. Gli audio privati dell’attore di Don Matteo, resi pubblici, hanno fatto partire una valanga di reazioni che ha coinvolto tv, giornali e le stesse autorità. In questo vortice mediatico si inserisce l’intervento di Fabrizio Corona, intercettato da Filorosso su Rai Tre, deciso a raccontare la sua verità.
Corona non si tira indietro e conferma: la Polizia si è presentata a casa sua. Ma smentisce ogni voce su un presunto sequestro del suo telefono. “La storia è semplice – ha dichiarato – Federico Monzino una sera mi dice che ha degli audio per me. All’inizio non mi interessava, ma poi ho cambiato idea. I file mi sono stati dati volontariamente, non sono stati estorti. Nessun sistema, nessuna estorsione. La Polizia è venuta, mi ha fatto domande e ci siamo fatti due risate. Non ho il telefono sequestrato e non sono indagato”. Un’affermazione forte, in netto contrasto con le indiscrezioni circolate fino a quel momento.
Dentro la tempesta: Raoul Bova tra azioni legali e verità nascoste
L’ex re dei paparazzi aggiunge un tassello fondamentale: secondo lui, la confusione nasce da un messaggio inviato a Bova da un giovane “che non sta bene”, che per scherzo avrebbe accennato a un blocco della puntata in cambio di un “regalo”. “Questo è accaduto tre giorni prima della puntata, non settimane prima”, puntualizza Corona, respingendo ogni insinuazione di ricatto ai danni dell’attore.
Intanto, Raoul Bova non sembra disposto a lasciar correre. Secondo il giornalista Gabriele Parpiglia, l’attore – assistito dall’avvocato David Leggi – ha già dato il via ad azioni legali non solo contro Corona, ma anche verso altri soggetti come Ryanair Holding, le squadre di Napoli e Torino, e Alba Parietti. Il risarcimento richiesto? Circa 20 milioni di euro, con possibili sviluppi penali nelle prossime settimane.

Monzino, Ceretti e la verità sugli audio: chi mente davvero?
Nel puzzle di questa vicenda intricata, spunta la voce di Federico Monzino, intervistato da La Repubblica e ripreso da Filorosso. Monzino ammette di aver consegnato gli audio a Corona senza alcuna costrizione, precisando che l’idea era partita da Martina Ceretti, desiderosa di ottenere visibilità. “Martina era consapevole e d’accordo – ha detto – ma poi ha cambiato idea, chiedendo di fermare tutto. Io l’ho rispettata e ho cercato di impedire la pubblicazione”. Ma Monzino accusa Corona di non aver dato il giusto peso alla richiesta di fermarsi.

Monzino ribadisce con forza di non aver mai voluto ricattare nessuno: “Non ho mai voluto ricattare nessuno e non so chi abbia inviato quel messaggio anonimo a Bova”. Sottolinea di non essere indagato, ma solo “informato sui fatti”, come Martina Ceretti e lo stesso Corona. Anche il suo interrogatorio si sarebbe limitato a domande generiche sulla questione.

Indagini, misteri e nuove rivelazioni: cosa ci aspetta?
Restano tanti punti interrogativi: il numero spagnolo da cui sarebbero arrivati messaggi percepiti come minacce, la questione del cellulare rubato a Raoul Bova e il vero contenuto degli audio ancora segreti. Dettagli che potrebbero far luce su dinamiche molto più complesse di quanto sia stato raccontato finora e che, secondo gli investigatori, potrebbero avere risvolti ben oltre la semplice curiosità mediatica.

In attesa che la verità emerga, il caso resta sospeso tra versioni contrastanti e rivelazioni a sorpresa. Non siamo davanti solo a pettegolezzi: ci sono in gioco accuse pesanti, possibili reati e la reputazione di alcuni dei personaggi più amati della televisione italiana. Una vicenda destinata a far discutere ancora a lungo, tra hashtag, commenti e colpi di scena da prima pagina.