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“Ce ne sono altri”. Allarme botulino in Italia, la scoperta shock dopo le analisi

Pubblicato: 11/08/2025 21:45

Prime conferme ufficiali sulla presenza della tossina botulinica nei prodotti venduti dal food truck di Diamante finito al centro dell’inchiesta per intossicazione alimentare. Le analisi condotte dall’Istituto Superiore di Sanità hanno rilevato tracce del pericoloso agente neurotossico in più alimenti, diversi per origine e tipologia, lasciando intendere che la contaminazione non sarebbe riconducibile a un solo prodotto.

Secondo la ricostruzione della Procura di Paola, coordinata dal procuratore Domenico Fiordalisi, il contagio potrebbe essere stato causato da un episodio di contaminazione crociata. A favorirla, forse, un utensile non sanificato, le mani del personale addetto alla preparazione o addirittura un insetto. Questo scenario sposterebbe la responsabilità dal prodotto confezionato alle modalità di manipolazione e somministrazione degli alimenti.

Il bilancio attuale resta tragico: due vittime e quindici ricoverati. A perdere la vita sono stati Luigi Di Sarno, 52enne di Cercola (Napoli), e Tamara D’Acunto, 45enne di Diamante. Le autopsie, programmate per la giornata di domani, dovranno chiarire se la tossina sia stata letale per entrambi e verificare eventuali responsabilità mediche nei soccorsi.

L’inchiesta giudiziaria si muove su più fronti. Le ipotesi di reato sono omicidio colposo, lesioni personali colpose e commercio di alimenti nocivi. Gli indagati salgono a dieci: il titolare del food truck, tre rappresentanti delle aziende che hanno fornito gli alimenti sospetti, sei medici (cinque operanti tra Cetraro e Belvedere Marittimo, uno del 118). Gli inquirenti stanno analizzando le cartelle cliniche e i tempi di intervento medico per chiarire se ci siano stati ritardi o errori nelle diagnosi.

La difesa del titolare del chiosco itinerante, rappresentata dall’avvocato Francesco Liserre, respinge ogni accusa. Il commerciante ha dichiarato che i prodotti erano refrigerati e aperti solo al momento del consumo, utilizzando apposite pinze per alimenti. L’uomo, in attività da nove anni, ha presentato le fatture di acquisto per dimostrare la tracciabilità delle materie prime. La difesa ha nominato come consulente tecnico il professor Gennaro Sammartino, esperto di tossicologia.

Sul fronte sanitario, restano 15 i ricoverati all’ospedale Annunziata di Cosenza. Di questi, cinque sono in terapia intensiva, tre in pediatria e sette in reparti di area medica. Tra i casi più gravi, un ventenne figlio di una paziente già ricoverata, anch’esso finito in rianimazione nelle scorse ore con sintomi compatibili con l’intossicazione da botulino.

La somministrazione dell’antitossina botulinica, effettuata su diversi pazienti, ha permesso qualche miglioramento. Una paziente è stata trasferita dalla terapia intensiva a un reparto ordinario, segno che la cura tempestiva può fare la differenza. Tuttavia, la natura della tossina richiede attenzione clinica per diverse settimane.

Intanto, si attende con apprensione l’esito delle autopsie e delle analisi di tracciabilità dei prodotti sequestrati. Il caso ha riacceso i riflettori sulla sicurezza alimentare nel settore dello street food e sulle responsabilità della filiera produttiva e sanitaria, in attesa che la magistratura chiarisca ogni aspetto della vicenda.

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