
Un acceso dibattito ha riacceso le tensioni nel mondo scientifico e politico italiano, rievocando le controversie dell’era COVID-19. Al centro della polemica si trova la nomina di due medici, ritenuti da molti esponenti della comunità scientifica come sostenitori di posizioni “antiscientifiche”, all’interno del Gruppo consultivo nazionale sulle vaccinazioni (Nitag), istituito dal ministro della Salute Orazio Schillaci.
Questa decisione ha scatenato una valanga di critiche, proteste e prese di posizione da parte di numerose figure di spicco, associazioni mediche e rappresentanti politici, mettendo in discussione la credibilità delle istituzioni e la fiducia nella scienza.
La nomina e le proteste
Il punto di partenza della polemica è l’inclusione di due figure particolarmente controverse nel Nitag: l’ematologo veronese Paolo Bellavite e il pediatra toscano Eugenio Serravalle. Bellavite, noto per sostenere l’omeopatia come “la medicina vera”, ha espresso tesi molto critiche nei confronti dei vaccini, in particolare quelli contro il COVID-19, arrivando a definirli come causa di “effetti avversi gravi, più di tutti i vaccini della storia umana”. Serravalle, d’altra parte, pur definendosi non “no vax”, adotta un “approccio prudente” nei confronti dei vaccini, un’attitudine che ha sollevato dubbi e preoccupazioni nella comunità scientifica.
La scelta del ministro Schillaci ha innescato una reazione a catena. Il Patto trasversale per la scienza (Pts) ha lanciato una petizione con migliaia di firme, chiedendo l’esclusione dei due medici dal comitato. La polemica ha raggiunto il suo apice con la clamorosa rinuncia di Francesca Russo, dirigente del dipartimento Prevenzione della Regione Veneto e figura chiave nella gestione dell’emergenza COVID-19, a far parte del Nitag. In una lettera ai vertici del Ministero, Russo ha motivato la sua decisione, affermando di non voler collaborare con “componenti che hanno espresso posizioni non coerenti con le evidenze scientifiche in materia di vaccinazioni”. A seguito di ciò, il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha rinnovato la sua “profonda stima” per la dirigente, consolidando la sua posizione.

La voce della comunità scientifica
Le critiche più aspre sono arrivate proprio da coloro che sono stati in prima linea durante la pandemia. Roberto Burioni, noto virologo, ha paragonato la nomina a quella di “don Vito Corleone alla commissione Antimafia”, sottolineando la profonda contraddizione e l’inopportunità della scelta. Matteo Bassetti ha definito l’episodio “uno dei punti più bassi mai toccati nella salute pubblica italiana”, esprimendo un forte senso di delusione e allarme.
Anche le società scientifiche hanno manifestato il loro dissenso. La Società italiana d’igiene (Siti) ha espresso il proprio “sconcerto”, mentre la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), presieduta da Filippo Anelli, ha inviato una missiva riservata a Schillaci. Nella lettera, i medici hanno ricordato i 380 colleghi persi durante la pandemia e hanno denunciato la propria esclusione dal comitato, spronando il ministro a “far prevalere le ragioni della scienza, nell’interesse supremo della tutela della salute”.
Massimo Agosti, a capo della Società italiana di Neonatologia (Sin), ha evidenziato l’assenza di un neonatologo nel comitato e ha espresso la “profonda preoccupazione” della sua categoria, paventando il rischio di un indebolimento della fiducia dei genitori nei confronti delle vaccinazioni. Dal canto suo, Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, ha definito la scelta del ministro un “atto di grave irresponsabilità politica e professionale che annienta la credibilità delle istituzioni, svilisce la scienza e legittima la disinformazione”. A queste critiche, Bellavite ha risposto in modo provocatorio, affermando: “Siamo più competenti di te”.
La dimensione politica della querelle
La bufera mediatica non ha tardato a coinvolgere anche il mondo della politica. Sandra Zampa, ex sottosegretaria alla Salute, ha attaccato Schillaci, definendo la sua scelta una “vergogna” e chiedendo apertamente come sia possibile nominare medici no vax nel Nitag. Anche il Movimento 5 Stelle ha condannato fermamente la decisione, definendola “uno schiaffo alle vittime del Covid” e ribadendo la necessità di basare le scelte sulla scienza e non su approcci antiscientifici. Le reazioni politiche mettono in luce una divisione che va oltre la mera questione scientifica, toccando corde profonde legate alla gestione della pandemia e alla fiducia nelle istituzioni sanitarie.