
Una nuova fase dell’offensiva militare israeliana a Gaza è ufficialmente iniziata. A confermarlo è stato il capo di stato maggiore dell’Idf, Eyal Zamir, che ha parlato di un’evoluzione “in linea con la decisione del governo” e con obiettivi ben definiti.
Zamir, che nei giorni scorsi aveva espresso perplessità sull’operazione di occupazione totale della Striscia, ribadisce ora che ogni piano presentato al gabinetto di sicurezza ha un unico scopo: la sconfitta di Hamas. Resta però sullo sfondo la delicata questione degli ostaggi israeliani ancora detenuti.
Il generale aveva già messo in guardia contro il “buco nero” nel quale un’occupazione completa potrebbe trascinare Israele, sottolineando come la complessità dell’operazione potrebbe compromettere la sicurezza degli ostaggi. Le sue parole avevano suscitato critiche in ambienti governativi.
Nel suo nuovo intervento, Zamir ha precisato che saranno adottati i “metodi migliori” per raggiungere gli obiettivi, mantenendo “professionalità e principi”. Ha assicurato che l’esercito agirà in base alla prontezza delle truppe e all’efficienza delle armi disponibili.
“Faremo il possibile per garantire che gli ostaggi restino in vita e per riportarli a casa“, ha affermato. Una dichiarazione che ribadisce il duplice impegno dell’esercito: colpire Hamas e allo stesso tempo tutelare l’incolumità dei cittadini israeliani sequestrati.

I piani alternativi discussi al vertice di governo avrebbero comunque portato a una sconfitta del movimento islamista, ma ciascuno con diverse implicazioni tattiche e strategiche, ha aggiunto Zamir, respingendo le accuse di ambiguità sulla linea militare.
Il generale ha poi sottolineato la capacità delle forze armate israeliane di riprendere il controllo di Gaza City, come già fatto con Khan Younis e Rafah. “Sappiamo come farlo e lo abbiamo già dimostrato”, ha detto con fermezza.
Tuttavia, ha anche lanciato un appello a dare “respiro operativo” ai militari e ai riservisti. Un’esigenza di recupero e riorganizzazione necessaria per garantire la prosecuzione dell’azione “nel modo più efficace e sostenibile”.
Il conflitto a Gaza si prepara dunque a entrare in una nuova fase militare, mentre sul tavolo restano irrisolti i nodi centrali: il futuro della Striscia, il destino degli ostaggi e la reale possibilità di una soluzione politica duratura.