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“Non lo dobbiamo permettere”. Shock contro papa Leone dopo il suo annuncio

Pubblicato: 11/08/2025 17:16
Papa Leone

Le tensioni tra la Chiesa cattolica e il mondo ebraico tornano a occupare il centro della scena, dopo le dichiarazioni di Papa Leone XIV al Giubileo dei giovani a Tor Vergata. Il Pontefice ha detto: “Siamo con i giovani di Gaza, siamo con i giovani dell’Ucraina”, scatenando una reazione immediata. Il rabbino Eliezer Simcha Weisz, membro del Consiglio interreligioso del Gran rabbinato di Israele, ha espresso il suo disappunto in una lettera indirizzata al Papa. Secondo Weisz, “nominando Gaza e Ucraina nello stesso respiro – senza tracciare una distinzione morale e senza alcun riferimento agli ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas – molti nel mondo ebraico hanno percepito una dolorosa equivalenza che ci ha profondamente ferito”.

Il rabbino ha sottolineato un punto chiave: “Non dobbiamo mai permettere che la compassione per un popolo avvenga a scapito della giustizia per un altro: tutta la sofferenza merita preghiera, ma non tutta la sofferenza è causata dalle stesse mani, né tutti i conflitti vanno descritti negli stessi termini”. Queste parole arrivano in un momento cruciale, segnando il primo incidente diplomatico di questo tipo durante il pontificato di Prevost. Fino a oggi, Leone XIV aveva mantenuto equilibrio e riservatezza, chiedendo aiuti umanitari per Gaza e la liberazione di tutti gli ostaggi fin dal suo primo Regina Caeli.

Lo scontro riaccende vecchie ferite

Papa Leone Rabbino Weisz

Un tentativo di distensione sembrava possibile dopo le tensioni del pontificato di Francesco, ma il passato pesa ancora. Il predecessore di Leone XIV aveva suscitato forti reazioni, soprattutto per l’uso della parola “genocidio” riferita alla Striscia di Gaza, la kefiah nel presepe vaticano e l’incontro simultaneo con familiari delle vittime del 7 ottobre e parenti di prigionieri palestinesi. Questi episodi hanno inciso profondamente sulle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e Israele, rendendo difficile il dialogo interreligioso.

Non è la prima volta che il rabbino Weisz interviene con fermezza. Già a gennaio aveva scritto a Papa Francesco, accusandolo di posizioni “non solo deludenti” ma addirittura “un pericolo storico” per Israele. In quella lettera, Weisz aveva affermato che “la Chiesa cattolica è diventata un megafono globale per coloro che usano l’antisemitismo come arma con il pretesto di sostenere gli oppressi”. L’arrivo di Leone XIV aveva portato speranze di una nuova stagione di dialogo, puntando su un approccio più unitario e meno divisivo.

Diplomazia sotto pressione: ogni parola conta

Papa Leone Rabbino Weisz

Il recente raid israeliano contro la parrocchia della Sacra Famiglia ha reso ancora più teso il clima, complicando la posizione diplomatica di Leone XIV. In questo scenario, ogni dichiarazione viene letta come un segnale politico, accentuando la pressione su chi deve mantenere equilibrio tra giustizia e compassione. Nel suo Angelus più recente, il Papa ha invitato a pregare per la fine delle guerre, senza però menzionare direttamente Gaza: un silenzio che da un lato evita nuovi scontri, ma dall’altro evidenzia la prudenza del Pontefice in un contesto sempre più delicato.

La crisi mediorientale e il rapporto tra religione e diplomazia restano così al centro dell’attenzione, con la consapevolezza che le parole, oggi più che mai, costruiscono o incrinano ponti tra i popoli.

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