
Le recenti sfide tra Jannik Sinner e Carlos Alcaraz stanno diventando sempre più un appuntamento fisso nel circuito ATP, ma il modo in cui i due campioni arrivano a queste finali è profondamente diverso.
Sebbene si ritrovino spesso uno contro l’altro nei momenti decisivi dei tornei, le loro rispettive strade per raggiungerle mostrano approcci e ritmi molto differenti. In particolare, i “primi chilometri” delle competizioni evidenziano una netta discrepanza nelle loro performance.
L’approccio cauto di Sinner e le difficoltà iniziali di Alcaraz
Mentre Sinner sembra preferire un avvio più graduale, quasi “a filo di gas” come si è visto anche a Wimbledon, Alcaraz fatica a trovare subito il giusto ritmo. A Cincinnati, ad esempio, l’italiano ha esordito con una solidità che gli ha permesso di risparmiare energie preziose. Lo spagnolo, invece, dopo aver già concesso un set a Fabio Fognini a Londra, ha nuovamente affrontato una partita complicata contro Damir Dzumhur. L’incontro contro il bosniaco è stato un vero e proprio banco di prova, rivelando le vulnerabilità di Alcaraz nelle fasi iniziali di un torneo.
Una partita dalle mille sfaccettature
Il match tra Alcaraz e Dzumhur a Cincinnati è stato un vero e proprio “ottovolante” di emozioni e difficoltà. Il primo set, durato appena 29 minuti, sembrava suggerire una vittoria rapida e agevole, simile a quella ottenuta da Sinner contro Galan. Tuttavia, il gioco imprevedibile e “fastidioso” di Dzumhur, unito a un numero crescente di errori non forzati da parte di Alcaraz (ben 44 in totale, distribuiti tra i tre set), ha trasformato l’incontro in una vera e propria battaglia. Nonostante le difficoltà e le fluttuazioni nel suo gioco, Alcaraz è riuscito in qualche modo a portare a casa la vittoria, guadagnandosi l’accesso al terzo turno contro il serbo Medjedovic. Tuttavia, il suo stesso commento post-partita (“È stata una vera e propria montagna russa”) sottolinea la necessità di un cambio di passo per i prossimi impegni, specialmente in vista dello US Open.
Analizzando la partita, Alcaraz ha riconosciuto l’influenza della superficie di Cincinnati, descrivendola come un campo in cui la palla “vola molto, va velocissima”. Questa caratteristica richiede una prontezza e una precisione extra in ogni colpo, rendendo il gioco mentalmente e fisicamente estenuante. Lo spagnolo ha ammesso che in queste condizioni è fondamentale mantenere un atteggiamento positivo anche nei momenti di difficoltà, accettando che ci saranno punti e game in cui non ci si sentirà al meglio. La vittoria è stata un “sollievo”, ma ha anche messo in luce un aspetto critico della sua preparazione mentale e fisica.

Statistiche a confronto: usura e risparmio energetico
Le statistiche stagionali confermano questa differenza di approccio e gestione delle energie. Con la partita di Cincinnati, Alcaraz ha giocato ben 14 partite al meglio dei tre set e due partite al meglio dei cinque (contro Fabio Fognini e Jannik Sinner), in cui è stato costretto a ricorrere al set decisivo. Questi numeri evidenziano un’usura notevole e un’accumulazione di fatica che potrebbe avere ripercussioni a lungo termine. Al contrario, Sinner ha affrontato il set decisivo solo in tre occasioni nel 2025: due volte in partite al meglio dei tre (contro Tommy Paul e Aleksandr Bublik) e una sola volta in un match al meglio dei cinque. Sebbene sia importante considerare che Sinner ha avuto un buco di tre mesi nella sua stagione, la disparità nelle statistiche è evidente. L’italiano sembra essere molto più efficiente nel chiudere rapidamente le partite per risparmiare energie, una strategia che Alcaraz, almeno per il momento, non riesce a replicare con la stessa costanza.