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Vannacci, ancora polemica. Commenta l’oro di Erika Saraceni e lancia la bomba: “Solo perché non è nera”. Caos

Pubblicato: 11/08/2025 17:04

L’ex generale e attuale eurodeputato della Lega, Roberto Vannacci, torna a far discutere con un post sui social dedicato alla vittoria di Erika Saraceni agli Europei Under 20 di atletica. L’atleta, appena diciottenne, ha conquistato la medaglia d’oro nel salto triplo a Tampere, in Finlandia, stabilendo il nuovo record italiano juniores e il primato della manifestazione con un salto di 14,24 metri all’ultimo tentativo. Un successo netto, che per Vannacci meriterebbe le prime pagine dei giornali, ma che – a suo dire – sarebbe stato relegato a notizie di secondo piano.

Secondo il vicesegretario del Carroccio, il motivo risiederebbe in una “narrativa selettiva” che privilegerebbe altre atlete per via delle loro origini o caratteristiche personali. Nel suo intervento, il politico sottolinea: «Non è arrivata col barcone, non è diversamente eterosessuale, non porta il velo e non sfila in burkini. È figlia di due ex atleti azzurri e rappresenta l’Italia sul tetto d’Europa. In un Paese normale questa notizia sarebbe ovunque».

L’accusa ai media di “razzismo al contrario”

Il post di Vannacci, accompagnato da una serie di hashtag in maiuscolo che ribadiscono le sue affermazioni, prosegue con un paragone legato ad altri eventi sportivi. Ricorda infatti che, durante le Olimpiadi dell’anno precedente, «molti giornali dedicarono ampio spazio alle pallavoliste nere, senza menzionare atlete come Ekaterina Antropova». Per l’ex generale, questo atteggiamento mediatico alimenterebbe un “razzismo al contrario”, frutto – sostiene – di una precisa scelta culturale da parte di una parte della stampa.

“Onore a tutti gli atleti, senza distinzioni”

Nonostante i toni polemici, Vannacci conclude il suo messaggio ribadendo il sostegno a tutti gli sportivi italiani, senza distinzioni di pelle, religione o orientamento. «Onore a Erika Saraceni, esempio di impegno e talento, e a tutti i nostri atleti. Ricordiamolo a chi predica libertà e non discriminazione, ma poi è il primo a escludere chi non rientra nei suoi canoni di finto progressismo», scrive.

Il post ha subito suscitato reazioni contrastanti, alimentando il dibattito politico e mediatico attorno al rapporto tra sport, identità e narrazione giornalistica.

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