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“Dei bambini”. Cecilia uccisa, la verità è agghiacciante: non sono punibili, ecco perché

Pubblicato: 12/08/2025 09:15

Sono stati rintracciati i responsabili dell’incidente che ha stroncato la vita di Cecilia De Astis, travolta a Milano da un’auto pirata in via Saponaro, nel quartiere Gratosoglio. Si tratta di tre bambini e una bambina, tutti tra i dieci e i quattordici anni, fermati nelle prime ore di martedì 12 agosto all’interno di un campo rom della zona.

Una scoperta sconvolgente, confermata dagli agenti della Polizia Locale. I piccoli erano a bordo di un’auto rubata, una Citroën DS4 con targa francese, sottratta a un turista ventenne. Dopo l’impatto, erano fuggiti a piedi, lasciando il veicolo con la parte anteriore distrutta. Ora sono in corso le identificazioni ufficiali e le perquisizioni nelle abitazioni dei minori.

L’incidente è avvenuto poco prima di mezzogiorno di lunedì 11 agosto, in corrispondenza del civico 40 di via Saponaro. L’auto, secondo quanto ricostruito finora, procedeva a forte velocità in direzione centro città. All’altezza di una curva, il conducente ha perso il controllo, è salito sul cordolo e ha invaso l’area verde, travolgendo la donna che stava attraversando sulle strisce pedonali.

Non sono imputabili, ecco perché

A Fanpage, il magistrato Valerio de Gioia ha spiegato che i 4 minorenni non subiranno processi né condanne. “
Il fatto di avere meno di 14 anni comporta la loro non imputabilità. Ciò vuol dire che non rispondono penalmente e che non verranno sottoposti a processo, neppure davanti al Tribunale per i Minorenni.”, ha dichiarato, per poi aggiungere che le conseguenze ricadranno sui genitori: “La responsabilità penale è personale. I genitori, tuttavia, pur non rispondendo penalmente – salvo che non si accerti che abbiano dato un contributo, anche solo morale, nella commissione del reato anche –, sono responsabili dal punto di vista civile”. Ci saranno comunque provvedimenti per i ragazzi: “Il Tribunale per i Minorenni dovrà accertare se l’ambiente familiare i cui vivono questi minori sia idoneo alla loro crescita psicofisica. Quando il minore si trova in una situazione che possa compromettere la sua crescita, l’autorità giudiziaria può addirittura disporre il loro affidamento ai servizi sociali, così da metterli nelle condizioni di poter avere il supporto psicologico ed educativo che non trovano nella famiglia”.

L’impatto è stato devastante: il corpo di Cecilia De Astis è stato sbalzato a diversi metri di distanza. L’auto, dopo aver abbattuto un cartello stradale, si è fermata danneggiata. Per la donna, 71 anni, non c’è stato nulla da fare: i sanitari del 118 hanno tentato una lunga manovra di rianimazione, ma le ferite erano troppo gravi.

La dinamica è stata ripresa dalle telecamere di sorveglianza della zona, che hanno mostrato chiaramente la fuga dei quattro giovanissimi dopo l’impatto. I bambini hanno lasciato l’auto e si sono dileguati tra le vie laterali, facendo perdere le tracce. L’auto era stata rubata solo il giorno prima, a circa due chilometri dal luogo dell’incidente.

Il parroco di zona ha rilasciato un’intervista, spiegando di chi si tratterebbe: “Da diversi mesi ne arrivano di nuovi. Tutti piccoli minorenni presumibilmente di origini rom. Ma fino a ieri si sono sempre macchiati di furti e danni di piccolo cabotaggio», continua il parroco. Il quale però aggiunge: “C’è da dire che questi ragazzini guidano già tutti a 12-13 anni. Lo sanno fare tutti”.

Il fascicolo d’indagine è in mano al pm Enrico Pavone, che procede per omicidio stradale aggravato, omissione di soccorso e furto d’auto. Tuttavia, la giovanissima età dei protagonisti – tutti giovanissimi – rende impossibile per la legge italiana procedere penalmente nei loro confronti. Verranno quindi attivate le procedure per i minori non imputabili, sotto la supervisione della procura minorile.

Gli investigatori stanno ora cercando di ricostruire le ore precedenti al drammatico impatto: da dove siano partiti i bambini, se abbiano ricevuto aiuto da adulti, e come siano riusciti a impossessarsi del veicolo. Domande cruciali per capire le responsabilità, anche genitoriali o ambientali, dietro a un evento che non può essere liquidato come una “bravata”.

La vittima, Cecilia De Astis, era molto conosciuta nel quartiere. Originaria di Ruvo di Puglia, viveva a Milano da decenni. Per oltre trent’anni aveva lavorato al cotonificio Cederna, costruendo la sua vita tra casa e famiglia. Lascia due figli, profondamente scossi da quanto accaduto.

Uno di loro, intervistato dal TGR Lombardia, ha affidato alla tv parole dure ma lucide: “Fatevi un esame di coscienza. Tutti hanno fatto bravate, ma non così”. Il suo appello si unisce a quello di un’intera comunità che chiede non solo giustizia, ma anche verità e responsabilità concrete.

Un incidente terribile, reso ancora più inquietante dal fatto che a provocarlo, secondo gli inquirenti, siano stati quattro bambini. Una tragedia che va oltre la cronaca, sollevando interrogativi su educazione, controllo, degrado sociale e su un contesto in cui, evidentemente, qualcosa si è spezzato molto prima dell’impatto.

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Ultimo Aggiornamento: 12/08/2025 17:25

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