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Garlasco, ultimo colpo di scena: ecco di chi è quel Dna! È ufficiale

Pubblicato: 12/08/2025 12:09

Svolta nelle indagini sul caso Garlasco, a 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi. Un profilo di DNA parziale e degradato, rinvenuto su una garza utilizzata per i prelievi orali durante l’autopsia della giovane, coinciderebbe con quello di un cadavere già sottoposto ad esame autoptico prima dell’omicidio, avvenuto il 13 agosto 2007. A renderlo noto è stata oggi la Procura di Pavia, con un comunicato ufficiale che apre nuovi scenari sul controverso caso.

Nel dettaglio, il DNA individuato sul reperto 335283-114472 — il codice identificativo della garza — è stato confrontato con quello di cinque soggetti maschili. Uno di questi, identificato tramite un codice anonimo come 153E, ha mostrato una concordanza parziale di alleli. Una compatibilità che, pur non costituendo una prova definitiva, viene ritenuta “suggestiva” da parte degli inquirenti, come si legge nella nota del procuratore capo Fabio Napoleone.

La presenza di un profilo genetico estraneo su un materiale utilizzato per i prelievi dalla bocca della vittima solleva dubbi sull’integrità della catena di custodia e sulla possibile contaminazione degli strumenti medico-legali impiegati all’epoca. Secondo quanto riferito dalla Procura, il DNA maschile non apparterrebbe a nessuno degli indagati noti del caso, incluso Alberto Stasi, l’ex fidanzato della vittima condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione.

Per fare luce sull’origine esatta di quel materiale genetico, la Procura ha incaricato la professoressa Cristina Cattaneo, antropologa e medico legale dell’Università di Milano, di effettuare ulteriori accertamenti scientifici. L’ipotesi più plausibile, al momento, è che la garza possa essere stata contaminata da tracce biologiche riconducibili a un cadavere esaminato in precedenza, sempre nella stessa sala autoptica.

Secondo il procuratore Napoleone, potrebbe essere necessario procedere con la riesumazione del corpo dell’uomo deceduto 18 anni fa, identificato come il soggetto “153E”, per ottenere un profilo genetico completo e confermare o smentire la coincidenza. L’uomo in questione sarebbe morto per cause naturali prima dell’omicidio di Chiara e, di conseguenza, del tutto estraneo all’inchiesta.

Se confermata, questa scoperta potrebbe mettere in discussione la validità di alcuni reperti chiave utilizzati durante le indagini e i processi, gettando nuova ombra sull’intero impianto accusatorio. Tuttavia, gli inquirenti precisano che al momento non esistono elementi concreti per ritenere che il DNA in questione sia collegato all’autore dell’omicidio.

Il caso Garlasco, nonostante le condanne, continua a sollevare interrogativi e divisioni. Dopo anni di processi, ricorsi e nuovi accertamenti, la pista alternativa che coinvolge un secondo indagato, Andrea Sempio, era già stata archiviata nel 2017. Ma questa nuova scoperta riapre inevitabilmente il dibattito sull’intera ricostruzione investigativa.

L’eventuale contaminazione potrebbe infatti essere utilizzata dalla difesa di Stasi come ulteriore argomento per dimostrare criticità nella gestione delle prove. Ma per ora si resta nel campo delle ipotesi: sarà l’analisi genetica completa sul corpo di “153E” a fornire risposte più certe, o a smentire definitivamente ogni connessione.

La procura conclude il comunicato sottolineando che, fino al completamento degli accertamenti disposti, non verranno rilasciate ulteriori dichiarazioni. Il caso resta dunque aperto, almeno dal punto di vista scientifico, e potrebbe riservare nuovi colpi di scena a quasi due decenni dalla morte della giovane Chiara Poggi.

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