Vai al contenuto

“È la prova che non è stato lui”. Garlasco, l’annuncio su Stasi dopo l’ultima scoperta

Pubblicato: 12/08/2025 15:10

Un colpo di scena nel caso Garlasco scuote l’opinione pubblica. La Procura di Pavia ha rivelato che “Ignoto 3”, il profilo genetico maschile trovato nella bocca di Chiara Poggi, non ha nulla a che vedere con l’omicidio del 13 agosto 2007. Si tratta di una contaminazione avvenuta durante l’autopsia: il Dna apparteneva a un altro uomo, deceduto nello stesso periodo e posizionato sullo stesso tavolo autoptico. Questa rivelazione ha dato nuova linfa alla difesa di Alberto Stasi, condannato a 16 anni, che ora intravede possibili spiragli per una revisione del processo.

Gli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis, difensori di Stasi, puntano il dito su quella che definiscono una delle “gravissime anomalie” del processo. Secondo loro, la conferma della contaminazione del reperto sarebbe sufficiente a compromettere le valutazioni fatte finora e potrebbe rappresentare la chiave per una revisione della sentenza.

Nuove prospettive dopo il caso “Ignoto 3”

“La natura del Dna rinvenuto sulla garza andava verificata con estrema attenzione e anzitutto andava esclusa la contaminazione con tutti i confronti possibili” spiegano i legali. La Procura di Pavia, con i suoi accertamenti, avrebbe mostrato “la totale inaffidabilità degli accertamenti svolti nel 2007”, aggiungendo nuovi dubbi sulla tenuta dell’intera indagine. Per la difesa, il nuovo scenario è chiaro: la storia del caso Garlasco potrebbe essere tutta da riscrivere.

“Chi accoglie con favore la contaminazione, dimentica che questi gravissimi fatti compromettono in radice le valutazioni svolte nel processo a carico di Stasi e sono già di per sé idonei ad ottenere una revisione della sua condanna”, ribadiscono Bocellari e De Rensis.

Focus sulla revisione del caso e il ruolo degli esperti

Non solo: la nomina della dottoressa Cristina Cattaneo, antropologa e medico legale di caratura internazionale, viene vista come la conferma dell’assoluta serietà delle indagini in corso. La Procura di Pavia sembra intenzionata a rivedere ogni singolo dettaglio di una delle vicende giudiziarie più dibattute degli ultimi anni.

Dall’altra parte, il legale della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni, non arretra di un passo: “Il comunicato della Procura di Pavia conferma la convinzione da sempre espressa dal nostro consulente: si è trattato di una palese contaminazione. Se si guardano i dati e non le suggestioni ogni passaggio conferma, anche se non ve ne era bisogno, la responsabilità di Stasi”. La frattura tra le due posizioni rimane evidente, con la famiglia Poggi ferma sulle proprie certezze.

Gli ultimi dettagli sul Dna e le possibili mosse future

Il Dna ritrovato nella bocca della vittima sarebbe parziale e degradato, ma secondo la Procura, corrisponde al profilo di un altro cadavere sottoposto ad autopsia nei giorni precedenti. Il confronto su cinque soggetti maschili ha identificato una corrispondenza precisa con uno di loro, indicato come “reperto 335283-114472”, che coincide con il codice anonimo 153E. Un dato che, pur non essendo definitivo, suggerisce fortemente l’origine della contaminazione.

Il procuratore capo Fabio Napoleone annuncia che serviranno ulteriori verifiche, affidate proprio alla professoressa Cattaneo. Tra le ipotesi al vaglio, anche la possibile riesumazione del corpo dell’uomo deceduto quasi vent’anni fa, per ottenere un profilo genetico completo e fugare ogni dubbio sull’origine della contaminazione.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure