
Si allargano le indagini su Vasile Frumuzache, il vigilante 47enne che ha confessato gli omicidi di due giovani escort romene, Ana Maria e Denisa Maria, i cui resti sono stati trovati a giugno nei pressi di un casolare a Montecatini Terme. I carabinieri e la procura sospettano che possa trattarsi solo di una parte di una catena più lunga di delitti. Sulla base di nuove segnalazioni e denunce di scomparsa, l’attenzione degli inquirenti si sta ora concentrando su almeno altre due giovani donne, anche loro sparite in circostanze simili.
Le nuove piste investigative hanno trovato riscontro anche nel lavoro degli analisti del Reparto criminologico del Racis, che hanno delineato il profilo di Frumuzache come quello di un serial killer organizzato. Secondo gli esperti, le modalità, la pianificazione e la selezione delle vittime indicano un comportamento seriale e non isolato. Gli inquirenti ora temono che ci siano altre vittime mai ritrovate.

Lo studio psicologico sul killer si sofferma su un passato familiare segnato da traumi profondi: un padre violento, un’infanzia instabile, e l’esperienza dell’abbandono da parte della madre e della sorellastra. A soli 14 anni, Frumuzache si trasferì da solo in Sicilia, e secondo gli esperti è in quella fase che potrebbe aver sviluppato le ossessioni e le devianze poi esplose negli omicidi.
Un punto centrale nel profilo tracciato dagli investigatori è la sua incapacità di gestire il rifiuto, tema ricorrente nei racconti degli omicidi. “Non so perché le ho uccise, ho sempre reagito male a un rifiuto”, avrebbe detto durante il terzo interrogatorio. Parole pronunciate con freddezza, senza emozione, che secondo gli analisti possono indicare un trauma pregresso non elaborato.
La scelta delle vittime, evidenzia il dossier, non sarebbe stata casuale: stesse origini, età simili, nomi simili, annunci online che rivelavano vulnerabilità. Prima dei delitti, Frumuzache avrebbe effettuato sopralluoghi e studiato con attenzione le sue “prede”. Un comportamento lucido, pianificato, tipico di un omicida seriale capace di mantenere controllo emotivo e logico.

In questo scenario investigativo, resta tuttavia sul tavolo l’ipotesi alternativa: che Frumuzache non sia un assassino solitario ma un sicario utilizzato da reti criminali legate allo sfruttamento della prostituzione. La freddezza con cui esegue e gestisce i delitti potrebbe corrispondere a un profilo professionale, non solo disturbato.
Nel terzo interrogatorio, avvenuto il 19 giugno scorso, Frumuzache ha negato di avere altre vittime, ma ha rivisto parzialmente una delle sue dichiarazioni iniziali. Ha infatti ammesso di aver decapitato Denisa non nel residence, ma direttamente nel campo dove poi ha occultato i resti, usando una katana.
Nello stesso campo, durante le perquisizioni, era stata ritrovata anche una vertebra inizialmente sospettata come umana. Tuttavia, gli accertamenti scientifici hanno chiarito che si trattava di un resto animale, smontando almeno per ora una delle piste che avrebbe potuto collegare Frumuzache ad ulteriori vittime.
Il killer continua a mostrarsi freddo e lucido, senza mostrare segni di pentimento o turbamento emotivo. Le indagini proseguono su più fronti: si cercano altri corpi, si incrociano dati da denunce di scomparsa e si approfondisce il passato dell’uomo, nel tentativo di dare un nome e un volto ad altri possibili omicidi rimasti nell’ombra.