Vai al contenuto

Presenze in Parlamento, i numeri che fanno discutere: ecco chi c’è sempre e chi invece non c’è mai

Pubblicato: 12/08/2025 11:05

Le dinamiche di presenza e assenza dei parlamentari italiani alla Camera e al Senato rivelano un quadro ricorrente, con figure che si distinguono per un’assiduità quasi totale e altre che brillano per la loro scarsa partecipazione.

Questi dati, sebbene possano apparire stabili nel tempo, offrono uno spaccato interessante sul funzionamento delle istituzioni e sulle priorità dei singoli eletti. La partecipazione alle votazioni, pur non essendo l’unico indicatore dell’impegno politico, resta un parametro fondamentale per valutare la dedizione al lavoro parlamentare.

Le presenze record: un modello di assiduità

L’analisi delle statistiche di presenza svela una categoria di parlamentari che si distingue per una dedizione quasi assoluta al proprio ruolo. Questi deputati e senatori rappresentano un’eccezione virtuosa in un contesto in cui l’assenteismo, seppur con motivazioni diverse, è un fenomeno diffuso. Alla Camera, il primato spetta a Alessandro Battilocchio di Forza Italia, che conferma la sua fama di iper-presenzialista con ben 14.334 presenze su 14.341 votazioni, raggiungendo una percentuale impressionante del 99,95%. Non meno encomiabili sono le performance di Marco Grimaldi (Avs), con il 99,87% di presenze, e Andrea Tremaglia (Fratelli d’Italia), che si attesta al 99,36%. Al Senato, il ruolo di leader della presenza è occupato da Giorgio Bergesio della Lega, con un’assiduità del 99,99%. A seguirlo, in una classifica che vede una forte presenza di esponenti di Fratelli d’Italia, ci sono Paola Ambrogio, Sergio Rastrelli e Costanzo Della Porta, a cui si aggiunge il capogruppo leghista Massimiliano Romeo. Questi numeri evidenziano un impegno costante e una partecipazione attiva alla vita parlamentare, rappresentando un modello di riferimento per l’assolvimento dei doveri istituzionali.

primo piano umberto bossi

Gli assenteisti cronici: un problema diffuso

All’altra estremità dello spettro si trovano i parlamentari con le più basse percentuali di presenza, la cui assenza solleva interrogativi sul loro effettivo contributo all’attività legislativa. Tra i nomi più noti spicca quello di Umberto Bossi, la cui scarsa partecipazione è in parte giustificata dalle sue delicate condizioni di salute, con solo 3 presenze su oltre 14.000 votazioni. A lui si affianca Antonio Angelucci della Lega, che si ferma a 13 votazioni, con una percentuale di presenze irrisoria dello 0,09%. Un caso emblematico è quello di Emanuele Pozzolo, espulso da Fratelli d’Italia dopo i fatti di Capodanno, che ha partecipato solo al 3,2% delle votazioni (465 presenze). Anche figure di spicco come Marta Fascina, ex compagna di Silvio Berlusconi, mostrano una partecipazione molto limitata, con appena 835 presenze (5,82%). Tra le altre deputate con percentuali basse ci sono Michela Vittoria Brambilla (10,61%) e Mara Carfagna, entrambe di Noi Moderati. Al Senato, tra i più assenteisti si annovera Guido Castelli (Fratelli d’Italia), la cui percentuale di presenze si attesta al 12,98%, un dato che, come sottolineato nel testo, va contestualizzato con il suo ruolo di commissario per la ricostruzione post-sisma. Percentuali basse anche per Francesca La Marca (Pd) al 39,14% e Marcello Pera (Fdi) al 41,40%. Questi dati, pur con le dovute specificazioni, mettono in luce la complessità del ruolo parlamentare e le diverse priorità che possono influire sulla partecipazione ai lavori d’aula.

I leader di partito: impegni oltre l’aula

La partecipazione dei leader di partito alle votazioni parlamentari è un caso a sé, poiché il loro ruolo non si esaurisce all’interno delle aule legislative. Le loro attività si estendono alla guida del partito, alla gestione delle strategie politiche e alla presenza sul territorio, tutti impegni che inevitabilmente limitano la loro assiduità in Parlamento. I dati confermano questa tendenza. I più presenti in questa categoria sono Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs, entrambi con più di 9.000 voti. A seguire, si posizionano Matteo Renzi (Italia Viva), con 4.148 voti, e Carlo Calenda (Azione), con 3.471. Più indietro si trovano i leader dei partiti più grandi, Elly Schlein (Pd) con 3.177 e Giuseppe Conte (M5s) con 2.945. Chiude la classifica Maurizio Lupi di Noi Moderati con 2.466 voti. Queste cifre sottolineano come il ruolo di leader di partito sia intrinsecamente legato a un’attività che spesso si svolge al di fuori del Palazzo, rendendo la loro presenza in aula solo una parte del loro impegno complessivo.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure