
“Andiamo al campo.” Più che una frase, un comando. Una dichiarazione di intenti che racconta più di mille parole chi è Jannik Sinner. Non bastano la vittoria, il passaggio del turno, gli applausi. Dopo il successo nel terzo turno del Masters 1000 di Cincinnati, l’azzurro numero 1 al mondo non ha dubbi: c’è ancora da lavorare. Anche se è quasi notte.
La scena è diventata virale in pochi minuti: Sinner si avvicina al suo angolo, sguardo duro, labbra serrate. Dalla lettura del labiale emerge chiaramente la frase rivolta al suo team: “Andiamo al campo.” Accanto a lui, Simone Vagnozzi annuisce senza discutere. Al suo fianco, Umberto Ferrara, preparatore atletico, cerca conferme. È sera inoltrata, ma non è ancora tempo di dormire.
Siamo a Cincinnati, sono le 22 passate, e Sinner ha appena battuto Gabriel Diallo in due set: 6-2, 7-6. Ma il secondo parziale è stato più complicato del previsto, soprattutto a causa di un servizio poco efficace, con solo il 50% di prime palle in campo. Troppo poco per chi aspira alla perfezione, sempre e comunque.
Poteva andare negli spogliatoi, godersi il recupero, pensare al prossimo turno. Invece no. Jannik prende la racchetta e torna sui campi d’allenamento. Lì, sotto le luci artificiali, comincia una nuova sfida: colpire, ripetere, correggere. Una missione personale contro ogni sbavatura, anche la più piccola.
“andiamo al campo” e vagno che fa “sì sì” con la testa pronto ad obbedire a questo pazzo perfezionista, sta incazzato nero💀 pic.twitter.com/IvTutEjh7m
— 🌙 (taylor’s version) 🪩ིྀ (@_supercutofus) August 12, 2025
Nel giro di mezz’ora, il campo secondario si trasforma in una piccola arena. Non ci sono avversari, solo ripetizioni ossessive al servizio, almeno un centinaio di battute, come racconta un video pubblicato da Tech Takes AI su X (ex Twitter). Un’istantanea che dice tutto su cosa significa essere il numero uno.
Il pubblico online impazzisce: tra chi ammira la dedizione e chi ironizza sulla “follia” di questo perfezionismo, il nome di Sinner domina i trend. Un utente scrive: “sta incazzato nero”, aggiungendo un’emoji a teschio per rendere meglio l’idea del mood post-match del campione altoatesino.
In conferenza stampa, Sinner smorza i toni ma non il messaggio: “È stato un match difficile, ma è meglio affrontare situazioni complicate ora che prima di uno Slam”. Il riferimento è chiaro: tra due settimane iniziano gli US Open, dove dovrà difendere il titolo conquistato nel 2024.
Con questa mentalità, non è difficile capire come mai Jannik sia diventato il simbolo di una nuova generazione di atleti: mai sazi, mai rilassati, sempre affamati. Ogni partita è un test, ogni errore un’occasione per migliorare.
E mentre Cincinnati si prepara a dormire, lui no. Jannik Sinner non si ferma mai. Perché essere il numero uno non è un titolo, è un’abitudine. Soprattutto quando le luci si spengono e in campo non resta più nessuno. O quasi.