
Alaska per cercare una via d’uscita dalla guerra in Ucraina. In conferenza stampa, l’ex tycoon ha rilanciato il suo stile da negoziatore d’assalto: «Sto parlando con i leader europei e con Zelensky, raccoglierò tutte le idee e vedremo cosa succede». L’obiettivo? Capire se il leader del Cremlino è disposto a trattare. «Non si prenderà gioco di me», ha assicurato, promettendo che capirà «dopo due minuti» se c’è margine per la pace.
Il vertice in Alaska, secondo Trump, servirà per «sondare le intenzioni» del presidente russo. Ma c’è una linea sottile tra trattativa e resa: l’ex presidente ha dichiarato che potrebbe «abbandonare i colloqui» se dovesse intuire che un’intesa è irrealizzabile. In quel caso, avrebbe detto, potrebbe semplicemente «dire buona fortuna» a Zelensky e uscire di scena. Ma se l’incontro andrà bene, spera di innescare un cessate il fuoco immediato.

L’ex presidente non esclude la possibilità di uno scambio di territori come parte dell’accordo finale, ma precisa: «Non sta a me decidere». Il suo obiettivo, ha detto, è «mettere Zelensky e Putin nella stessa stanza», anche senza la sua presenza. Tuttavia, ha ribadito che solo i due leader possono concludere una pace vera, lasciando intendere un possibile ruolo di mediatore super partes.
Alla domanda se avesse invitato Zelensky in Alaska, Trump ha risposto secco: «Non era parte». Ha aggiunto che l’invito del presidente ucraino a questa fase iniziale sarebbe potuto essere controproducente e che certe sue recenti azioni “mi irritano fortemente”. Anche il cancelliere tedesco Merz avrebbe proposto la presenza di Zelensky, ma Trump ha preferito tenerlo fuori per ora, per evitare che la diplomazia si areni prima ancora di iniziare.
Non sono mancate le gaffe: Trump ha inizialmente detto che sarebbe andato «in Russia» per il summit, salvo poi correggersi e lodare Putin per aver accettato di venire negli Stati Uniti. Ha precisato di non essere un amico della Russia, ricordando di aver bloccato Nord Stream 2 e fornito missili Javelin a Kiev. Ma ha anche espresso fastidio per la cautela costituzionale di Zelensky su un’eventuale cessione di territori: «Dice che serve l’approvazione, ma intanto i russi hanno preso terre con vista oceano…».

In parallelo, cresce la tensione tra gli alleati. I timori che Trump possa agire da solo hanno spinto Merkel, Macron, Sunak, Meloni e altri a convocare un summit virtuale il 13 agosto, insieme a Zelensky, la Nato, l’Unione Europea e altri Paesi partner. L’obiettivo è fissare le linee rosse dell’Europa: niente accordi separati, no alla legittimazione delle conquiste russe, e scambi territoriali solo con reciproca volontà e garanzie di sicurezza durature per Kiev.
Il segretario della Nato Mark Rutte ha ribadito che «le conquiste russe non devono essere legalmente riconosciute» e che ogni colloquio di pace dovrà partire dalla situazione di fatto, ma non legittimarla. L’alta rappresentante Ue Kaja Kallas ha sostenuto l’iniziativa americana, ma ha avvertito che l’Unione è pronta a nuove sanzioni se Mosca bluffa.
Dal canto suo, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha espresso sostegno a Trump, sottolineando che «tutti vogliamo una pace giusta, ma non sarà facile». Parole che sembrano racchiudere l’intero spirito dell’operazione: tra speranze e timori, quello in Alaska potrebbe essere il vertice più teso e decisivo dell’estate.