Vai al contenuto

“Piango per lei ma…”. Cecilia travolta e uccisa, parla la madre di uno dei minorenni

Pubblicato: 13/08/2025 07:56

Hanno tra gli 11 e i 13 anni, sono tutti italiani ma figli di famiglie rom di origini bosniache. Nonostante la giovanissima età, lunedì mattina uno di loro era alla guida di un’auto rubata che ha travolto e ucciso Cecilia De Astis, una donna di 71 anni, nel quartiere Gratosoglio, a sud di Milano. L’auto, una Citroën DS4 bianca, è piombata sul marciapiede come una scheggia impazzita, uccidendo la pensionata sul colpo.

Alla guida c’era un 13enne, accompagnato da un 12enne, da sua sorella di 11 anni e da un altro coetaneo. Dopo 36 ore di indagini serrate, gli agenti della Polizia Locale sono riusciti a identificarli e fermarli in un accampamento di via Selvanesco, a pochi chilometri dal luogo dell’incidente. Sono stati riconosciuti grazie a un dettaglio apparentemente insignificante: una maglietta dei Pokémon, identica per tutti.

Le telecamere avevano immortalato quei volti di bambini con t-shirt gialle e nere all’interno del centro commerciale Fiordaliso di Rozzano, dove erano già stati notati giorni prima. Un incrocio di immagini tra parcheggi, sorveglianza e la targa della roulotte usata per lo shopping ha guidato i vigili fino al piccolo campo nomadi. All’alba, le pattuglie hanno fatto irruzione, accompagnate dal comandante Gianluca Mirabelli.

I quattro minorenni, troppo piccoli per essere imputabili, sono stati riaffidati alle madri dopo essere stati ascoltati. La Procura dei Minorenni dovrà ora decidere se disporre l’allontanamento dalle famiglie o l’affidamento a una comunità, valutando la loro pericolosità sociale. Anche i genitori sono finiti sotto esame per una possibile mancata vigilanza.

Secondo gli investigatori, il gruppo aveva puntato l’auto già la sera prima. La DS4, con targa francese, era parcheggiata davanti a un B&B di via Fratelli Fraschini e apparteneva a quattro turisti di Strasburgo. I ragazzini hanno prima rubato le valigie, portandole al campo per recuperare tablet, computer e altri oggetti di valore. Poi, trovata una copia delle chiavi, hanno deciso di tornare e prendersi anche la macchina.

È mezzogiorno di lunedì quando l’auto viene accesa. Lanciati a folle velocità lungo via Saponaro, i baby pirati affrontano una curva e perdono il controllo. L’auto scavalca il cordolo, travolge l’erba, abbatte un palo della segnaletica e colpisce in pieno Cecilia, che camminava tranquilla sul marciapiede. Non si fermano. Scappano, abbandonando la macchina più avanti. Nessuno di loro si volta a guardare.

A provare a soccorrere la donna è Andrit, 44 anni, operatore sanitario della Casa di solidarietà vicina. «Non rispondeva — racconta — mentre ero al telefono con il 118 ha fatto un leggero sospiro. Poi un altro, l’ultimo». Cecilia muore così, per colpa di un gioco criminale finito in tragedia, mentre il quartiere sprofonda nell’incredulità e nel dolore.

Sul marciapiede di via Saponaro, ieri, qualcuno ha lasciato un biglietto infilato tra mazzi di fiori. Una pagina strappata da un’agenda, con una scritta blu: “Ciao Cecilia… non è giusto”. Parole semplici, come quelle di un bambino. Ma stavolta a parlare è una città intera che non riesce a darsi pace.

Parla la madre di uno dei ragazzi

“È da stamattina che piango. Per mio figlio. E per la signora che è morta. Sono sotto choc”»”. La voce della madre dell’undicenne è rotta e stanca, mentre stringe tra le braccia una bambina che piange per la fame. È la madre di uno dei quattro ragazzini coinvolti nell’incidente mortale, tutti italiani, figli di famiglie rom di origine bosniaca.

“«”Lunedì erano usciti a piedi e sono rientrati tardi — racconta in un’intervista al Corriere la donna —. Noi non sapevamo nulla. Poi, stanotte, hanno cominciato a piangere e ci hanno detto quello che era successo. Non so cosa pensare”. L’auto?” “Forse l’hanno trovata con le chiavi dentro o l’hanno rubata, ma non ci hanno detto niente. Piango per la donna morta, ma sono soltanto dei bambini”.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure