
Una sola lettera anonima – un foglio dattiloscritto – spalanca nuovamente le porte di un mistero che da 42 anni affligge l’Italia: la scomparsa di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana svanita nel giugno 1983. A scriverlo è il giornalista di inchiesta Alessandro Ambrosini, che ha visionato il documento e ne ha svelato i contenuti più inquietanti per Il Fatto Quotidiano: nomi, mandanti, moventi ed esecutori del sequestro sarebbero lì, nero su bianco.
Secondo Ambrosini, la lettera «proviene dal futuro»: risale al 2018, e descrive con precisione sorprendente quanto già detto a suo tempo da Marcello Neroni – un personaggio borderline della Banda della Magliana – di cui Ambrosini aveva registrato un’intervista nel 2009, poi pubblicata solo nel 2022 sul blog Notte Criminale. Le parole combaciano perfettamente.
Tra gli uomini evocati nel testo appaiono figure simboliche del Vaticano, come monsignor Casaroli, il carcere Regina Coeli, il criminale Enrico De Pedis e “l’esponente più influente della Santa Sede”. Se le accuse fossero fondate, metterebbero sotto i riflettori la presenza di un sistema che ha attraversato il sacro e il profano.

Nel 2009, in pieno revival della Banda della Magliana grazie a Romanzo Criminale, Ambrosini incontrò Neroni. Riuscì a registrare la sua confessione in cui indicava championi del potere oscuro e del racket. Neroni diceva: «Non stavo inventando nulla […] erano nomi gravi, pronunciati con rancore e precisione». Una rivelazione che non trovò allora spazio nei media, ma che ambì a riemergere dirompente.
Quella registrazione restò segreta fino al 2022, quando Ambrosini — convinto di non avere molto tempo da vivere — decise di aprire i “cassetti delle indagini incompiute”. Il 9 dicembre pubblicò gli estratti su Notte Criminale, includendo accuse a prelati e a personaggi chiave del Vaticano e della malavita romana.
Adesso, la comparsa della lettera 2018 conferma che quelle stesse dinamiche evocano lo stesso scenario: gli stessi mandanti, scapoli tra servizi segreti, organi ecclesiastici e criminalità organizzata. Ambrosini scrive apertamente: «Le tempistiche raccontano che qualcuno – forse dai servizi – ha voluto far emergere la verità nel 2018».

La domanda è cruciale: chi è che nel 2018 riaccende la miccia? È un’iniziativa di servizi segreti, o della criminalità romana? O è la volontà di qualcuno dentro al Vaticano? Il dubbio resta e pesa come un macigno sull’indagine ufficiale sul caso Orlandi.
Oggi la lettera è nelle mani del pool di inquirenti che continua a cercare risposte dopo oltre quattro decenni. E forse porta con sé uno spicchio di ricostruzione vera, quel filo che collega le tracce di Neroni e di altri testimoni silenti.
Il caso di Emanuela Orlandi, una ragazzina sparita all’uscita da una scuola di musica, torna a essere un monito sulla connessione tra mondo criminale, servitù dello Stato e potere religioso. Tra tracce in Vaticano e la tomba di De Pedis a Sant’Apollinare, si intreccia una verità appesa a una lettera anonima e alla voce di un testimone scomodo.