Pubblicato: 13/08/2025 11:54


Un saluto commosso dal Bologna FC
La notizia è arrivata con la sobrietà di chi sa quanto contano i sentimenti: Bologna FC 1909 ha comunicato ufficialmente la scomparsa di Franco Cresci, spentosi a 80 anni. Il club ha espresso «cordoglio» per la perdita di uno dei suoi simboli, sottolineando il valore umano e sportivo di un giocatore capace di totalizzare 404 presenze complessive tra campionato e coppe. Un record che lo mette al sesto posto assoluto nella storia della società, dietro solo a nomi che hanno fatto epoca. Una carriera vissuta tutta in rossoblù, con una fedeltà rara che oggi appare quasi romantica. Cresci non era solo un calciatore, ma l’incarnazione di uno stile di vita, di un modo di intendere lo sport fatto di sacrificio, dedizione e amore per i propri colori.Compagni, amici e una coppia indimenticabile
Tra le pagine più belle della sua storia c’è quella con Tazio Roversi. «Formò a lungo una straordinaria coppia di terzini, punto di forza della squadra per tutti gli anni Settanta» – ricorda il club. Una partnership diventata sinonimo di solidità, capace di resistere agli attacchi più insidiosi e di contribuire ai successi di una squadra che ha segnato un’epoca. Il calcio di quegli anni era fatto di uomini veri, di strette di mano sincere e di un rispetto che andava oltre il risultato. Cresci e Roversi rappresentavano tutto questo: un esempio dentro e fuori dal campo.La bacheca dei successi
Il palmarès di Cresci racconta di due Coppe Italia (1970 e 1974) e di una Coppa di Lega Italo-Inglese (1970). Non semplici trofei, ma tappe di un viaggio fatto col cuore, vissuto sempre con la maglia del Bologna addosso. Ogni medaglia è il simbolo di un percorso umano e professionale che ha lasciato il segno. Dietro ogni vittoria c’è una storia di allenamenti, fatica e sogni condivisi con una città intera. E Cresci, con la sua tenacia e il suo spirito combattivo, è stato il protagonista silenzioso di queste imprese.Il difensore che non cercava i riflettori
Bologna lo descrive come un «marcatore puro, abile sia come laterale sia come centrale, amatissimo dal popolo rossoblù». In un’epoca in cui la difesa era un’arte raffinata, Cresci era il prototipo del giocatore affidabile: presente, concreto, mai sopra le righe. Non cercava la gloria personale, ma sapeva come conquistare il rispetto di compagni e avversari. Il suo era un calcio fatto di gesti semplici ma autentici, di quelli che restano impressi nella memoria dei tifosi.
Un rapporto unico con la tifoseria
L’amore dei tifosi per Cresci andava oltre il campo. Il suo modo di giocare, schietto e leale, lo aveva trasformato in un punto di riferimento. Ogni sua presenza era motivo di orgoglio per chi, dagli spalti, lo vedeva scendere in campo domenica dopo domenica. Con il passare degli anni, la stima nei suoi confronti è cresciuta fino a trasformarsi in affetto vero, quello che si riserva solo ai grandi della storia.Il saluto del Bologna e il cordoglio di tutti
«Alla famiglia, agli amici e ai tanti che gli hanno voluto bene – si legge nel comunicato – vanno le più sentite condoglianze del Bologna FC 1909, che perde con Franco uno dei figli più cari». Un messaggio che parla al cuore, e che arriva da una società consapevole di aver perso qualcosa di unico e insostituibile. Nel dolore di oggi, c’è però anche la gratitudine per ciò che Cresci ha rappresentato: una storia di sport vero, di valori autentici e di un legame indissolubile con la propria città.Un’eredità che va oltre i numeri
Oggi restano i numeri, le statistiche e i trofei, ma soprattutto l’esempio di un uomo che ha saputo incarnare lo spirito del Bologna. In un’epoca dominata da contratti milionari e fugaci cambi di maglia, la sua fedeltà ai colori rossoblù resta un patrimonio prezioso. Il nome di Franco Cresci continuerà a vivere ogni volta che si parlerà di cosa significa davvero essere una bandiera. E mentre lo stadio resta in silenzio, una certezza rimane: certe storie non finiscono mai.Continua a leggere su TheSocialPost.it
Ultimo Aggiornamento: 13/08/2025 12:05