
La Procura di Pavia ha diffuso una comunicazione ufficiale che getta nuova luce sul caso di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco diciotto anni fa. Il nodo centrale riguarda il cosiddetto DNA Ignoto 3, trovato sulla bocca della giovane vittima: secondo le verifiche degli esperti nominati dalla Procura, quel profilo genetico apparterrebbe a un uomo già deceduto, sottoposto ad autopsia in un periodo vicino a quello dell’esame su Chiara. Da qui la conclusione: non si tratta di un sospettato, ma di una contaminazione avvenuta in obitorio.
La contaminazione in obitorio e le scelte degli inquirenti
Gli investigatori chiariscono che la traccia sarebbe stata trasferita su una garza usata per i prelievi biologici dalla bocca di Chiara a causa dell’uso di strumenti non sterili, come garze o pinze già impiegate in un’altra autopsia. La Procura sottolinea come queste verifiche, non previste dall’incidente probatorio, siano state effettuate per “evitare eventuali indagini su terzi soggetti”. Per questo motivo, la genetista forense nominata come perito dal giudice, Denise Albani, non prenderà in considerazione il DNA di Ignoto 3, ma si concentrerà solo “sul materiale rilevante”. Una scelta che punta a velocizzare l’indagine, anche se non mancano polemiche sulle modalità degli accertamenti.

Nuova super perizia: la professoressa Cattaneo chiamata ad analizzare tutti gli elementi
Per rafforzare le indagini, la Procura ha nominato una nuova consulente tecnica: la professoressa Cristina Cattaneo, esperta dell’Università di Milano. Il suo compito sarà quello di analizzare in modo approfondito tutti gli elementi raccolti, sia sul corpo della vittima sia sulla scena del crimine. Anche se il quesito affidato non è stato reso noto nei dettagli, è probabile che Cattaneo dovrà valutare le cause della morte, la possibilità che l’omicidio sia stato commesso da una o più persone e l’eventuale arma utilizzata.

Esperienza nei grandi casi e nuove tecniche forensi
La professoressa Cattaneo, già coinvolta in casi complessi come quello delle Bestie di Satana, di Yara Gambirasio, di Serena Mollicone e di Lilliana Resinovich, porta nel caso Poggi una competenza di primo piano. La nuova inchiesta mira a sfruttare le tecniche forensi più avanzate, riesaminando reperti che non erano mai stati analizzati con strumenti di ultima generazione. Tuttavia, resta il limite di quanto non fu rilevato all’epoca dei fatti.

Lacune nelle vecchie indagini e il rischio di nuovi dubbi
Un punto critico riguarda proprio l’autopsia di Chiara Poggi. All’epoca, la stima dell’ora della morte fu fatta senza conoscere due dati essenziali: il peso reale della ragazza e le variazioni di temperatura all’interno della villetta, dove il corpo è rimasto fino al ritrovamento. Il peso venne solo stimato, con un margine d’errore di cinque chili, causando una significativa incertezza sull’orario del decesso. Queste lacune, insieme ad altri vuoti investigativi accumulati in quasi vent’anni, rendono difficile credere che il nuovo filone investigativo possa portare a una svolta definitiva. Il rischio, osservano molti, è che anche queste nuove analisi non portino a risultati concreti, lasciando ancora irrisolto il mistero del delitto di Garlasco.