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Neonati morti in ospedale, scoperta la causa: è atroce, “è colpa sua!”

Pubblicato: 14/08/2025 12:42

Due neonati prematuri sono deceduti all’ospedale di Bolzano a distanza di poche ore l’uno dall’altro. Il primo decesso è avvenuto martedì 12 agosto, seguito da quello del secondo nella notte tra martedì e mercoledì 13 agosto 2025. Le prime ricostruzioni indicano che la causa dei tragici eventi sia un’infezione da Serratia marcescens, un batterio opportunista presente nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale, che ha colpito neonati con un sistema immunitario ancora immaturo.

Indagine e misure adottate

Il personale medico ha avviato subito un’indagine interna, rilevando la presenza del batterio nel reparto. Secondo le ipotesi, la fonte dell’infezione potrebbe essere riconducibile a una madre che non si era correttamente igienizzata le mani prima di accudire il neonato. Per contenere il contagio, il primario Alexander Staffler ha disposto il trasferimento degli altri neonati in un reparto differente, riducendo il rischio di diffusione dell’infezione e garantendo maggiore sicurezza ai piccoli pazienti rimasti.

Cos’è la serratia e come si diffonde

Serratia marcescens è un batterio Gram-negativo riconosciuto come patogeno clinico opportunista, in grado di causare infezioni gravi come polmoniti, sepsi, congiuntiviti e meningiti, soprattutto nei contesti ospedalieri ad alto rischio come le terapie intensive neonatali. Nei neonati, il tratto gastrointestinale può diventare un serbatoio di colonizzazione, con rischio di trasmissione attraverso mani del personale sanitario, visitatori, dispositivi medici o l’ambiente ospedaliero. In precedenti focolai, anche saponi liquidi, shampoo per neonati o soluzioni parenterali sono stati identificati come possibili veicoli di diffusione del batterio.

Precedenti in Italia

Il caso di Bolzano non è isolato. Negli ultimi anni, episodi simili si sono verificati in diverse città italiane. A Brescia, nell’agosto 2018, un focolaio da Serratia marcescens causò la morte di un neonato prematuro e contagiò altri piccoli pazienti. Pochi mesi dopo, a Roma, un altro episodio simile fu segnalato, richiedendo interventi immediati per contenere l’infezione. A Pescara, nel 2011, cinque neonati furono coinvolti in un focolaio, con due decessi; l’origine fu un dispenser di sapone contaminato, risolta grazie a misure igieniche straordinarie. Nel corso dei primi anni 2000, a Napoli, l’ospedale universitario “Federico II” registrò un’epidemia durata quindici mesi, con 56 neonati colonizzati e 14 infezioni gravi; furono adottati isolamento dei pazienti, sostituzione dei dispenser e formazione del personale. Infine, nel Nord Italia, tra il 2003 e il 2012, si registrarono 127 casi, di cui 43 infezioni e tre decessi; le analisi molecolari hanno permesso di monitorare ceppi differenti e attuare un piano di contenimento strutturato.

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Ultimo Aggiornamento: 14/08/2025 15:33

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