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“Lui mi segue ovunque”. L’allarme della politica italiana: “Vi prego, il braccialetto non funziona”

Pubblicato: 15/08/2025 11:12

Una scelta quotidiana come uscire per qualche ora, anche solo per fare attività fisica, può diventare un atto carico di ansia e pericolo per chi vive sotto costante minaccia. Spesso, nemmeno i sistemi pensati per offrire protezione riescono a garantire pienamente la sicurezza. È una situazione che troppe persone, ancora oggi, affrontano in silenzio o nella speranza che le misure attivate bastino a fermare chi li perseguita.

Ma quando la tecnologia tradisce la fiducia di chi dovrebbe tutelare, allora si apre un problema più profondo, che va oltre il singolo caso e coinvolge la tenuta dell’intero sistema di protezione.

«Pensavo fosse sicuro uscire»

A condividere la propria esperienza è una funzionaria pubblica veneta di 42 anni, da tempo nel mirino dell’ex marito, Umberto Efeso, contro il quale erano già scattate misure restrittive. La donna, stanca di vivere chiusa in casa, aveva deciso di tornare alla sua routine, ma una chiamata dalla centrale operativa la getta nel panico: «Suo marito la sta seguendo da ore», le dicono. Eppure, il dispositivo elettronico che avrebbe dovuto segnalare la sua presenza non emette alcun allarme. Lo stesso accade per il figlio, anche lui dotato di un token collegato al sistema di sorveglianza.

Il dispositivo non funziona: l’uomo continua a seguirla

Gli agenti lo intercettano e lo allontanano, ma l’uomo trova un altro percorso per tornare vicino a lei, infrangendo ancora una volta il divieto di avvicinamento. Dopo decine di denunce e mesi di minacce, nel maggio scorso viene deciso l’utilizzo del braccialetto elettronico, ma solo a giugno viene attivato. «Doveva suonare sotto i 500 metri, ma non ha mai funzionato», racconta la donna, ancora scossa.

L’arresto e il ritorno in libertà

In seguito all’ennesima segnalazione, supportata da tabulati GPS, l’uomo viene arrestato. Ma dopo appena un mese è liberosenza braccialetto. Per la donna, il timore resta vivo ogni giorno. «Ho paura che la tecnologia non basti a salvarmi. Ogni volta che sento di una donna uccisa penso: potevo essere io», confessa.

Un fallimento del sistema di protezione che riapre il dibattito sull’efficacia dei dispositivi elettronici e sull’urgenza di interventi strutturali e tempestivi per garantire davvero la sicurezza delle vittime di stalking e violenza.

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