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Vertice Trump-Putin, cosa vuole davvero Vladimir: l’obiettivo segreto

Pubblicato: 15/08/2025 07:27

In una mossa che riflette una profonda responsabilità collettiva, il presidente russo Vladimir Putin ha convocato un incontro straordinario al Cremlino, riunendo le figure più importanti del governo e della sicurezza.

Questa assemblea, che precede un vertice cruciale in Alaska, ha lo scopo di coinvolgere e informare l’élite russa sulle decisioni che, in ultima analisi, rimarranno di sua esclusiva competenza. L’evento segna un momento di significativa importanza, evidenziato dalla presenza di un’ampia gamma di funzionari, dai ministri ai capi dei servizi segreti, dimostrando la volontà di Putin di coinvolgere l’intero apparato statale in un’iniziativa diplomatica di portata internazionale.

Il vertice in Alaska: una delegazione di alto profilo

Il nucleo centrale di questa iniziativa è la spedizione russa in Alaska, i cui membri sono stati resi pubblici da Yuri Ushakov, l’assistente del presidente per la politica internazionale. Ushakov stesso fa parte della delegazione, a testimonianza del suo ruolo inamovibile. In un segnale di notevole cambiamento, il ministro degli Esteri Sergey Lavrov parteciperà a un incontro incentrato sull’Ucraina per la prima volta dall’inizio del conflitto. Al suo fianco ci sarà il ministro della Difesa Andrey Belousov, segnando una collaborazione insolita tra le sfere diplomatiche e militari.

A completare questa squadra di alto livello ci sono il ministro delle Finanze Anton Siluanov e Kirill Dmitriev, noto a Mosca come “l’americano” per i suoi studi a Harvard e per la sua esperienza come capo del Fondo di investimenti diretti. La sua presenza è particolarmente rilevante, data la sua reputazione di figura chiave nei negoziati con l’amministrazione statunitense e il suo ruolo di accompagnatore dell’inviato della Casa Bianca, Steve Witkoff.

La vasta partecipazione e il rito del silenzio

Oltre a questi nomi di spicco, la riunione ha visto una partecipazione massiccia. Presenti erano Vladimir Medinsky, che in passato ha guidato la delegazione russa nei vani negoziati di Istanbul, i vertici delle Forze Armate, numerosi ministri, i capi dei servizi segreti e i rappresentanti del Parlamento e dello staff presidenziale. Questa assemblea quasi totalitaria evidenzia un momento di profondo cambiamento nella politica estera russa, con il potere decisionale che, per la prima volta in tempi recenti, si sposta lontano dalla capitale per un evento diplomatico di questa portata.

L’eccezionalità del momento è sottolineata anche dalla contemporanea assenza del premier Mikhail Mishustin e dello speaker della Duma Viacheslav Volodin, in viaggio rispettivamente in Kirghizistan e a Pyongyang. Prima della partenza, Putin ha tenuto un breve discorso che ha infranto il consueto silenzio dei giorni precedenti. Questo “business as usual”, come viene definito, è un rituale tipico del Cremlino, che serve a preparare il terreno per annunci importanti.

Il messaggio di Putin e le ambizioni globali della Russia

Il discorso di Putin è stato un segnale chiaro e diretto, una traduzione quasi letterale delle sue intenzioni. Ha espresso il desiderio che l’amministrazione americana attuale compia sforzi “sinceri” e “energici” per porre fine alle ostilità e raggiungere intese di interesse comune. Il presidente russo ha sottolineato la necessità di creare “condizioni durature di pace” non solo in Europa, ma anche a livello globale, includendo accordi sul controllo degli armamenti strategici offensivi.

Questo messaggio è stato interpretato come un segnale diretto a Donald Trump, suggerendo che una pace in Ucraina richiederebbe un approccio più ampio, che includa una nuova architettura della sicurezza e una revisione della dottrina nucleare. Ushakov ha ribadito questo concetto, affermando esplicitamente che la Russia desidera un vertice “mondo”, non un semplice vertice “Ucraina”. L’obiettivo è sollevare questioni più ampie della pace in Ucraina, discutendo di problemi internazionali e regionali, oltre che della cooperazione bilaterale in ambito economico e commerciale.

Aspettative e richiami storici

Nel suo intervento, Ushakov ha voluto anche inserire un richiamo storico toccante, ricordando che vicino alla base che ospiterà il vertice sono sepolti aviatori e civili russi che morirono durante il trasporto di aerei dagli Stati Uniti all’URSS per la lotta contro la Germania nazista. Questo gesto serve a creare un ponte emotivo e storico, ma il diplomatico ha anche voluto mettere in guardia chi si aspetta risultati immediati, invocando più volte “Padre Tempo” e ribadendo il concetto di “fasi seguenti” espresso da Putin.

Nonostante alcuni media russi abbiano suggerito che il vertice di Anchorage potesse essere una nuova Yalta, le reazioni più prudenti non si sono fatte attendere. Aleksej Zhuravlev, deputato e membro della Commissione Difesa della Duma, ha sottolineato una distinzione fondamentale: a Yalta i tre Paesi erano alleati, mentre oggi Russia e Stati Uniti sono su “lati diversi delle barricate”. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha confermato questa prudenza, dichiarando che “nessuno si aspetta la firma di documenti” in seguito al summit.

Tuttavia, la Russia si sta godendo il momento, simbolizzato dall’atterraggio ad Anchorage del primo aereo di supporto, un Iliushin-96. Questo stesso velivolo, con il numero RA-96023, fu usato nel 2022 da Nikolai Patrushev per riportare in patria i diplomatici russi espulsi dagli Stati Uniti e dal Regno Unito. Un dettaglio non casuale, che sottolinea la continuità e la resilienza della diplomazia russa in un contesto di tensioni internazionali.

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