
La vita di Pippo Baudo, nonostante i numerosi successi e l’apprezzamento del pubblico e dei suoi colleghi per una carriera televisiva leggendaria, non è stata certo priva di difficoltà. Tra sfide professionali e scelte personali, il celebre conduttore ha affrontato ostacoli – anche molto gravosi – con determinazione e coraggio.
Il successo televisivo si è intrecciato spesso con responsabilità pubbliche che hanno registrato momenti di tensione che Baudo riuscì a superare facendo leva sulla sua professionalità e, in alcuni casi, anche su una notevole dose di coraggio. In molti ricordano infatti la sua capacità di rimanere calmo anche nelle situazioni più complesse.
la notte dell’esplosione
In particolare, un episodio della vita del celebre conduttore televisivo siciliano è passato alla storia. Si trattò di un fatto di cronaca che impressionò l’Italia intera, e che fece temere seriamente per la vita del “Pippo nazionale”, tenendo in apprensione tutti quelli che lo amavano e lo apprezzavano.

Era la notte tra il 2 e il 3 novembre 1991, infatti, quando un ordigno esplosivo distrusse la villa del celebre anchorman a Santa Tecla, una frazione di Acireale. Dietro l’attentato c’era il clan catanese dei Santapaola, deciso a punire il conduttore per le sue parole di condanna alla mafia. Non era la prima volta: già nel gennaio 1989 un rudimentale ordigno era stato trovato nella sua abitazione, seguito poi dal ritrovamento di liquido infiammabile presso un’altra proprietà.
Parole che scatenarono la vendetta
Baudo ricordò anni dopo: “Non mi hanno perdonato le mie parole di condanna a Taormina in commemorazione di Rocco Chinnici“. La sua partecipazione alle puntate antimafia del Maurizio Costanzo Show contribuì a renderlo un bersaglio simbolico, insieme al collega, della criminalità organizzata.
Le indagini della Dia e della procura di Catania portarono, nel 1995, a un duro colpo al clan Santapaola: 42 ordini di custodia cautelare, tre arresti, cinque latitanti e numerosi provvedimenti contro boss già detenuti. Baudo ringraziò le autorità, pur rifiutando il titolo di presentatore antimafia: “Faccio solo il mio dovere“, fu la sua risposta. Un episodio che resta un simbolo di coraggio contro la criminalità organizzata.