
TEL AVIV – Le prime ore del mattino sono state segnate da blocchi stradali, copertoni incendiati e un crescendo di tensione in tutto il Paese. Dalle 6.29, lo stesso orario del pogrom di Hamas del 7 ottobre 2023, è iniziato in Israele lo sciopero generale indetto contro il governo di Benjamin Netanyahu, accusato di voler proseguire la guerra a Gaza con un’operazione di occupazione totale della Striscia.
Le manifestazioni hanno coinvolto soprattutto Tel Aviv e Gerusalemme, dove le principali arterie sono state bloccate da sit-in e barricate. I disordini hanno spinto la polizia a intervenire con idranti e arresti: il bilancio diffuso a metà mattinata parla di almeno 32 fermati, sette dei quali nella capitale. “La libertà di protesta non significa essere liberi di appiccare incendi o disturbare l’ordine pubblico”, hanno fatto sapere le forze dell’ordine annunciando una linea dura.
Famiglie degli ostaggi in piazza
Il cuore della mobilitazione è la Hostage Square di Tel Aviv, già gremita dalle prime ore del mattino. Qui si sono radunate le famiglie degli ostaggi e le vittime degli assalti ai kibbutz, riunite nel Comitato di Ottobre, che prevede un’affluenza di oltre un milione di persone.
A testimoniare la gravità del momento si è presentato anche il presidente Isaac Herzog, che ha incontrato i familiari dei rapiti dichiarando che “l’intero popolo vuole la loro liberazione” e lanciando un duro appello ai media e ai governi stranieri: “Smettetela di essere un branco di ipocriti. Dite a Hamas: niente accordo finché non li libererete”.
Attesa per il raduno serale
Il culmine della giornata di sciopero è previsto questa sera, con un maxi raduno dei manifestanti alla Kirya, il quartier generale militare di Tel Aviv. Intanto dall’ultradestra messianica arrivano attacchi duri alle piazze: secondo il ministro Itamar Ben-Gvir, “sono le stesse persone che hanno indebolito Israele prima del 7 ottobre e stanno cercando di farlo di nuovo oggi”.