
Il ritiro di Jannik Sinner dalla finale di Cincinnati contro Carlos Alcaraz ha scosso il mondo del tennis e riacceso un dibattito che da tempo aleggia tra addetti ai lavori e appassionati. Alcuni hanno parlato di fragilità fisica dell’azzurro, ma Paolo Bertolucci, ex tennista e oggi commentatore televisivo, ha scelto di spostare l’attenzione sul contesto più ampio: calendario sovraccarico, tornei dilatati, format rinnovati e finali programmate in condizioni ambientali critiche.
Bertolucci, sui social, ci va pesante: “I giocatori hanno le loro colpe. Accettano tornei di dieci giorni in cambio di più soldi e giocano la finale alle 15 per raggiungere in serata New York e partecipare al ricchissimo misto. Serve un tavolo con tutte le componenti in ballo. SOS tennis!!”. Parole che mettono in evidenza una contraddizione evidente tra esigenze economiche e buon senso sportivo.
Il contesto della finale e i fattori di stress
Il ritiro di Sinner, avvenuto dopo appena venti minuti di gioco sul 5-0 in favore di Alcaraz, non è stato causato da traumi muscolari o articolari, ma da un malessere che sembra derivare da una combinazione di caldo, umidità e forse problemi intestinali per un virus manifestatosi già il giorno precedente. Non un episodio isolato: ben otto giocatori hanno dato forfait a Cincinnati, tra cui Artur Rinderknech, al collasso per colpo di calore, e Alexander Zverev, che ha finito il suo match allo stremo delle forze.
La situazione solleva interrogativi sul rispetto dei tennisti e sulla gestione degli eventi in condizioni climatiche estreme. Il calendario, dettato spesso dalle esigenze dello spettacolo e dai ricchi premi, mette a rischio la salute dei protagonisti e amplifica il dibattito su sostenibilità e sicurezza.

SOS tennis: le riflessioni degli addetti ai lavori
Bertolucci non si limita a criticare i tennisti, ma punta il dito sull’intero sistema: l’accettazione di tornei lunghi e logoranti per interessi economici rischia di snaturare lo sport. Alejandro Davidovich Fokina, con un post su X, ha ribadito lo stesso concetto: “Una finale di lunedì alle 15 di agosto a Cincinnati, dopo Toronto, con così tanti ritiri e giocatori esausti… qualcosa deve cambiare”.
Gli esempi non mancano: Sinner avrebbe dovuto affrontare subito dopo il turno di doppio misto agli US Open, con un solo giorno di recupero, mentre il francese Terence Atmane ha rinunciato alle qualificazioni dello Slam per lo stress accumulato a Cincinnati. La gestione logistica, tra trasferte e recuperi ridotti, evidenzia quanto il calendario estivo stia diventando insostenibile per i giocatori di alto livello.
La sfida tra sport e business
Il dibattito sollevato da Bertolucci mette in luce una tensione crescente: da una parte il pubblico e i media chiedono show e grandi match, dall’altra i giocatori pagano il prezzo della fatica accumulata. L’ex tennista propone un tavolo con tutte le componenti in gioco, dagli organizzatori ai giocatori,: un passo urgente per preservare il tennis dai rischi legati all’eccessiva commercializzazione e alla mancanza di recuperi adeguati.
La lezione di Cincinnati va oltre il ritiro di Sinner: è un campanello d’allarme per tutto il circuito ATP, e quello di Bertolucci è un giusto invito a rivedere logistica, formato e calendario per garantire che il tennis rimanga uno sport appassionante, ma sostenibile, competitivo e sicuro per la salute degli atleti.