
Carlos Alcaraz non ha avuto esitazioni: in finale a Cincinnati, di fronte a lui non c’era il vero Jannik Sinner. Lo spagnolo, che negli ultimi anni ha affrontato spesso l’azzurro, ha percepito subito qualcosa di strano. Dopo appena tre giochi di partita, ha compreso che il numero uno del mondo stava lottando contro qualcosa di più grande della pressione di una finale. In conferenza stampa lo ha spiegato senza giri di parole: “Dopo il terzo game mi sono accorto che non stava bene. Lo conosco, so bene qual è il suo stile e il suo modo di condurre il gioco”.
Sintomi evidenti già dai primi scambi
La sensazione di Alcaraz non era affatto infondata. Il match di Sinner è stato segnato da errori gratuiti, scelte tattiche fuori dal comune e colpi forzati, segno che qualcosa non andava. Il linguaggio del corpo, l’espressione tirata e la mancanza di lucidità negli scambi lasciavano poco spazio ai dubbi. Una situazione che, con il passare dei minuti, è diventata sempre più evidente. “Ho notato che era più aggressivo del solito e che sbagliava presto nello scambio. Non era il suo gioco”, ha aggiunto lo spagnolo, che non si è stupito quando Sinner ha scelto di ritirarsi dopo appena 23 minuti.

Sinner, cosa è successo davvero
Sinner si è presentato in finale già debilitato. Il suo volto pallido e lo sguardo spento parlavano chiaro: il malessere lo accompagnava almeno dal giorno prima. Aveva persino pensato di non scendere in campo, scegliendo poi di provarci, forse sperando in un miglioramento. Caldo torrido, umidità opprimente, o magari un pasto indigesto: le ipotesi sulle cause restano aperte, ma la sostanza non cambia. A pochi giorni dagli US Open, torneo che lo ha consacrato campione lo scorso anno, Sinner ha preferito fermarsi per non rischiare un infortunio più serio.
Cincinnati, un torneo sotto assedio dal caldo

In quei giorni, Cincinnati si è trasformata in una vera trappola climatica. Non solo Sinner ha accusato problemi fisici: anche Alexander Zverev è apparso in difficoltà durante la sfida con Alcaraz, Arthur Rinderknech è stato soccorso in campo, e diversi altri tennisti hanno lamentato malesseri di varia natura. In totale, otto giocatori hanno dovuto fare i conti con condizioni ambientali quasi proibitive, portando a un numero insolitamente alto di ritiri durante il torneo.
Le polemiche dei giocatori sulle condizioni di gioco

A dare voce al malcontento è stato anche Alejandro Davidovich Fokina, costretto al ritiro: “Una finale di lunedì alle 15:00 di agosto a Cincinnati, dopo tutta la trasferta Toronto-Cincinnati, con così tanti ritiri e giocatori morti di stanchezza… qualcosa deve cambiare”. Parole che riflettono il pensiero di molti, in un’estate che mette a dura prova la resistenza fisica degli atleti e la capacità organizzativa dei tornei, sempre più in bilico tra spettacolo e salute.