
Lutto nel calcio italiano: si è spento all’età di 85 anni, nella sua casa di Trieste, Bruno Rocco. Con lui se ne va un uomo che ha rappresentato un legame diretto con una delle figure più amate della storia sportiva italiana. La notizia, giunta nelle prime ore del mattino, si è rapidamente diffusa, suscitando emozione e tristezza tra amici, sportivi e cittadini. I familiari più stretti gli sono stati accanto fino all’ultimo.
La sua scomparsa lascia un grande vuoto non solo nella famiglia, fortemente intrecciata alla storia del pallone italiano, ma anche nella comunità giuliana, che da sempre vedeva in lui una presenza rassicurante e familiare. Nonostante l’età, molti sono rimasti colpiti dalla notizia: Bruno era uno di quei volti che sembravano destinati a restare una certezza nella quotidianità di Trieste.
Una famiglia e un cognome nella leggenda dello sport
Fin da giovane ha respirato il calcio in casa, cresciuto all’ombra di un padre leggendario, il “Paròn”, capace di trasformare la Triestina e di portare il Milan ai più grandi trionfi. Anche Bruno aveva indossato la maglia alabardata, partendo dalle giovanili e tentando di costruirsi un futuro nel mondo del pallone. Era arrivato a sostenere un provino con i rossoneri, seguendo quella tradizione familiare che sembrava segnata dal destino. La sua carriera sportiva non ha poi seguito le stesse orme, ma la passione per il calcio è rimasta una costante, vissuta con genuinità e entusiasmo.

Dopo il periodo sui campi, Bruno Rocco ha scelto di dedicarsi completamente alle sue radici familiari, continuando la storica attività commerciale della famiglia nel cuore di Trieste. La macelleria di famiglia è diventata negli anni un punto di riferimento cittadino, un luogo dove cordialità, semplicità e sorrisi non mancavano mai. Lontano dai riflettori, ma vicino alla gente comune, Bruno era il simbolo di un legame autentico tra la memoria paterna e la vita quotidiana della città.
Dalla memoria del calcio a quella della città

Nelle ultime interviste, come quelle rilasciate alla Gazzetta dello Sport, nelle sue parole emergeva sempre il ricordo di un calcio diverso, fatto di sacrificio e di comunità, capace di parlare direttamente al cuore dei tifosi. La figura di Bruno, discreta ma significativa, ha saputo custodire e trasmettere quel patrimonio sportivo e umano, rendendolo parte integrante della memoria collettiva di Trieste.
Oggi la città lo saluta con affetto e riconoscenza, vedendo in lui non solo il figlio di un grande allenatore ma anche un uomo che ha incarnato uno stile di vita autentico e ha conservato viva la memoria di una stagione irripetibile del calcio italiano. Con la sua scomparsa si chiude una pagina di storia cittadina che resterà impressa nei ricordi di chi lo ha conosciuto e stimato.
