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Europa contro Putin. E spunta l’idea più estrema: non era mai successo prima

Pubblicato: 20/08/2025 13:47

In un clima di forte tensione, i leader europei si preparano a una mossa senza precedenti: valutare l’invio di truppe di interposizione per verificare la reale disponibilità della Russia a fermare la guerra in Ucraina. Dopo il summit di Washington, nonostante le dichiarazioni ottimistiche di facciata, Bruxelles e gli Stati Uniti sanno che dietro la diplomazia di Vladimir Putin si nasconde la strategia del bluff.

Il nodo della fiducia

Non ci si può fidare di Putin per quanto riguarda il rispetto delle promesse o degli impegni assunti”, ha scritto su X Kaja Kallas, Alto Rappresentante per la politica estera dell’Ue. I timori europei sono concreti: il Cremlino potrebbe usare la trattativa per guadagnare tempo o ottenere concessioni, senza alcuna reale intenzione di compromesso.

Per questo, i Paesi membri sono pronti a mettere sul piatto una forza di interposizione che garantisca un eventuale cessate il fuoco e testare così la serietà di Mosca. Insomma, per la prima volta si parla concretamente dell’invio di soldati europei in Ucraina. Una mossa clamorosa che cambierebbe le carte in tavola, rischiando anche di acuire i contrasti e di allargare la guerra e di scatenare una reazione di Putin.

Il piano di pressione

Le manovre diplomatiche e militari sono già in corso. Già ieri, consiglieri per la sicurezza di Usa, Gran Bretagna e Ue hanno discusso i dettagli operativi per assicurare protezione all’Ucraina senza coinvolgere direttamente truppe statunitensi sul terreno. Oggi si riuniranno i capi di stato maggiore dei 32 Paesi Nato, presieduti da Giuseppe Cavo Dragone, per finalizzare il piano. Francia, Regno Unito e Germania hanno già dato disponibilità a partecipare, mentre l’Italia, per il momento, resta in osservazione.

Tre sono i nodi cruciali da risolvere: garantire il supporto logistico e aereo americano, verificare la reale volontà di compromesso di Putin, ed evitare che Mosca possa imporre condizioni inaccettabili come la cessione di territori, il disarmo dell’Ucraina o la nascita di un governo “amico” a Kiev. Bruxelles e Washington hanno già chiarito che discuteranno solo di soluzioni realistiche, lasciando a Mosca la responsabilità di eventuali fallimenti.

La pressione europea

Non si esclude del tutto la via diplomatica, dunque, ma l’ipotesi militare prende sempre più corpo. Ursula von der Leyen intanto ha parlato dell’attuale impegno europeo: “Stiamo discutendo dei progressi compiuti nei nostri sforzi per la pace in Ucraina, sulle solide garanzie di sicurezza per Kiev, sulla fine dello spargimento di sangue, sulle sanzioni e sul ritorno dei bambini rapiti”.

Il primo passo richiesto all’Ucraina è un immediato cessate il fuoco. Antonio Costa, presidente del Consiglio europeo, ha ribadito: “La Russia deve porre fine alle violenze. Senza questo, non ci può essere alcun dialogo costruttivo”.

Sanzioni e aumento della tensione

Kaja Kallas ha confermato un nuovo pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia in arrivo a settembre. L’Europa mostra così una duplice strategia: una mano tesa verso la pace, ma l’altra pronta a colpire con forza in caso di bluff.

Gli Stati membri e gli alleati Usa hanno deciso che ogni passo verso la negoziazione sarà accompagnato da gesti concreti di deterrenza, inclusa la disponibilità a inviare truppe multinazionali a protezione dell’Ucraina. Una misura estrema, pensata per stanare Putin e verificare se la volontà di compromesso sia reale o solo una mossa strategica. Ma che rischia di portare il conflitto su un piano ancora più pericoloso.

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