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Altro che Volenterosi, Crosetto vuole l’intervento della Nato in Ucraina

Pubblicato: 20/08/2025 11:34

In una lunga intervista concessa a La Repubblica, il ministro della Difesa Guido Crosetto ha spiegato la posizione italiana dopo il vertice di Washington. Il cuore della riflessione è l’articolo 5 della Nato, visto come strumento di protezione più solido rispetto all’invio di truppe dei cosiddetti “Volenterosi”.

«La politica ha il dovere di non essere scettica» afferma Crosetto. «Deve insistere ed essere ottimista sulla possibilità di cambiare le cose. Deve credere che la pace sia raggiungibile nel più breve tempo possibile». Il ministro giudica il summit «molto positivo», perché «anche agli americani è sempre più chiara la realtà sul campo» e soprattutto perché «gli europei si sono coordinati, hanno costruito una linea comune e deciso di percorrerla tutti assieme».

Il Donbass come linea rossa

Crosetto entra poi nel merito del conflitto. «I russi hanno un elefante dentro al salotto», ricorda. «Putin ha fatto cambiare la Costituzione per annettere quattro province ucraine, pur non controllandone alcune porzioni. Ora ha capito che non può conquistare tutto il Donbass. È la regione più fortificata. Se volesse ottenerla con la guerra, ci vorrebbero anni di sforzi militari, produzione e sacrifici umani pazzeschi».

Da qui la proposta di Mosca: «Rinuncio a Zaphorizhzhia e Kherson, ma datemi il Donbass». Una richiesta inaccettabile per Kiev. «Penso sarebbe impossibile per l’Ucraina» sottolinea il ministro. «Quella linea del fronte è la loro Maginot, la prima difesa del Paese dall’attacco russo. Cedere significherebbe sacrificare la difesa futura».

Eppure, proprio lo stallo offre spiragli diplomatici. «Non a caso Lavrov dice: “Non è questione di territori”. Questo ci fa sperare», osserva Crosetto.

L’articolo 5 come scudo

La premier Giorgia Meloni ha rilanciato la proposta di un meccanismo simile all’articolo 5 Nato per garantire la sicurezza ucraina. Crosetto ne difende il valore: «È un impegno che si assumerebbero le nazioni. L’idea è che possa essere la Nato, come alleanza difensiva, ad assicurare a un Paese esterno come l’Ucraina la sua protezione».

Secondo il ministro, «con la Nato si garantirebbe una deterrenza superiore». Il principio è chiaro: «La pace si basa quasi sempre sulla deterrenza: non ti attacco perché non vincerei».

Quanto al rischio che Mosca reagisca negativamente, Crosetto replica: «L’Ucraina non entrerebbe formalmente nella Nato. L’Alleanza interverrebbe solo per difendere da un’aggressione. Per la Russia ci sarebbero anche vantaggi: eliminare le sanzioni, riaprire rapporti economici, recuperare un ruolo politico e guadagnare tempo. Nei loro calcoli questa doveva essere una guerra lampo».

Italia fuori dai Volenterosi

Il ministro ribadisce che l’Italia non parteciperà all’invio di truppe. «La nostra linea non cambia» afferma. «Qualcosa che riprenda l’articolo 5 pare una protezione adeguata. E non permette ai russi di dire: mandate truppe ai confini, state provocando di nuovo».

Sul tavolo, aggiunge, «oggi la proposta con più peso è quella di Meloni». La presenza del generale Portolano agli incontri a livello di Stati maggiori «non modifica la posizione italiana», che resta concentrata sulla via diplomatica.

Meloni come collante tra Usa ed Europa

Crosetto spende parole significative per la premier: «Questo percorso di dialogo tra Europa e Stati Uniti ha avuto come collante Giorgia Meloni. Senza la sua presenza, pazienza, umiltà e preparazione non saremmo arrivati a questo punto. In questa vicenda ha fatto un pezzo di storia».

Anche restando fuori dai Volenterosi, sottolinea, l’Italia ha mantenuto un ruolo centrale. «Sostenere senza partecipare ha consentito a Meloni di rimanere centrale» dice Crosetto. «Il fatto che Kiev e Washington abbiano proposto Roma come sede dei colloqui lo dimostra».

Trump e il Nobel per la pace

Non manca una battuta sull’ex presidente americano. «Se hanno dato il Nobel a Obama per una pace che non ho neanche capito quale fosse, allora dico: se Trump fermasse la guerra a Gaza e in Ucraina, gli darei anche due Nobel».

Parole che chiudono un’intervista in cui il ministro della Difesa lega la prospettiva di pace a un delicato equilibrio tra deterrenza militare, diplomazia europea e ruolo centrale della Nato.

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