
In ogni gesto quotidiano potresti entrare in contatto con una sostanza chimica di cui si parla sempre più spesso: il bisfenolo A, o Bpa. Non è un nome che suona familiare come zucchero o sale, eppure è presente in moltissimi oggetti di uso comune. Il Bpa appartiene alla famiglia dei bisfenoli, composti chimici utilizzati per rendere le plastiche più resistenti e le resine più performanti. Per decenni ha rappresentato un alleato silenzioso dell’industria. Oggi, però, la scienza racconta una storia diversa. Secondo l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) e l’Eea (Agenzia europea per l’ambiente), il Bpa è un interferente endocrino: può alterare il sistema ormonale, compromettere lo sviluppo prenatale e avere effetti negativi sugli ecosistemi. Una vasta indagine condotta dall’Eea in 11 Paesi europei ha rivelato un dato allarmante: il 92% dei partecipanti aveva concentrazioni di bisfenolo A nelle urine superiori alla soglia di rischio.
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Dove si nasconde il Bisfenolo A
Il bisfenolo A è come un ospite invisibile che si insinua nei nostri oggetti quotidiani. Si trova nelle plastiche rigide (contenitori, borracce, stoviglie), nei rivestimenti interni delle lattine per alimenti e bevande, nei tessuti sintetici, nei rivestimenti protettivi e, fino a pochi anni fa, perfino nella carta termica degli scontrini e nei biberon. Nonostante alcune restrizioni introdotte dall’Unione europea – il divieto nei biberon dal 2011 e nella carta termica dal 2020 – la sostanza non è scomparsa dalla nostra vita. La principale fonte di esposizione, come ricorda anche Altroconsumo, resta l’alimentazione: piccole quantità di Bpa possono migrare dai contenitori ai cibi e alle bevande, soprattutto se scaldati o se la plastica è danneggiata. Le indagini di Altroconsumo hanno mostrato un quadro ancora più chiaro (e inquietante). In test condotti su prodotti destinati ai bambini – come massaggiagengive, borracce e persino tessili come copertine e bavaglini – sono emersi risultati difficili da ignorare:
– il 44% dei campioni analizzati conteneva bisfenoli in quantità elevate o preoccupanti;
– oltre il 60% degli oggetti in plastica rilasciava da uno a sei tipi diversi di bisfenolo;
– il 64% dei tessuti sintetici esaminati presentava almeno tre varianti di bisfenolo;
– tutti i contenitori per alimenti in lattina risultavano contaminati.

Perché fa male
Il bisfenolo A non è ancora classificato come cancerogeno, ma gli studi scientifici concordano su un punto: è una sostanza pericolosa per la salute e per l’ambiente. Secondo l’Echa (Agenzia europea per le sostanze chimiche), il Bpa può compromettere la fertilità, causare irritazioni respiratorie e cutanee, danneggiare gravemente gli occhi ed è altamente tossico per gli organismi acquatici. Inoltre, agisce come un mimico degli estrogeni, alterando l’equilibrio ormonale umano. Durante la gravidanza, questa interferenza può incidere sullo sviluppo del feto. Studi recenti collegano il bisfenolo A anche a un aumento del rischio di malattie autoimmuni, obesità e tumore mammario. Per proteggersi, il primo passo è sapere dove si nasconde il Bpa e adottare scelte consapevoli: preferire contenitori in vetro o acciaio, evitare di scaldare cibi in plastica e ridurre il consumo di alimenti in lattina.