
La situazione in Ucraina continua a generare tensioni crescenti sul piano internazionale, con Mosca che attacca i volonterosi, rifiuta con forza l’ipotesi di una presenza di forze straniere sul territorio e accusa i Paesi europei di allontanare la pace e di volere il conflitto.
Le dichiarazioni del ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, evidenziano il nervosismo crescente della diplomazia russa, preoccupata per la direzione presa dalle alleanze occidentali e per la gestione dei negoziati postbellici. Mosca pretende che ogni accordo di pace dovrà essere firmato da interlocutori legittimi, senza interferenze esterne che possano comprometterne la validità.
Truppe straniere e Coalizione dei Volenterosi
In conferenza stampa a Mosca, Lavrov ha ribadito che la presenza di truppe straniere in Ucraina è “del tutto inaccettabile”. Ha definito “inutili” i tentativi della cosiddetta Coalizione dei Volenterosi di discutere le garanzie di sicurezza postbelliche per Kiev, sostenendo che l’azione dei Paesi europei serve solo a spostare l’attenzione dalle cause profonde del conflitto.
“Spero che tale avventurismo europeo fallisca”, ha dichiarato, criticando apertamente l’ingerenza esterna nelle dinamiche tra Mosca e Kiev. “Con il loro operato stanno mettendo a rischio i progressi compiuti durante l’incontro in Alaska“.

Necessità di interlocutori legittimi
Lavrov ha inoltre richiamato il mandato scaduto di Volodymyr Zelensky e la necessità che qualsiasi trattativa di pace sia firmata da un interlocutore legittimo. L’assenza di nuove elezioni a causa della legge marziale complica ulteriormente il quadro politico ucraino.
Sul fronte delle garanzie di sicurezza, la Russia conferma la propria adesione alla proposta discussa a Istanbul nel 2022, che prevedeva un ruolo centrale dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, inclusi Cina e Russia. Lavrov ha ribadito che Mosca rifiuta qualsiasi schema basato sulla logica dello scontro con l’Occidente, sottolineando la necessità di un approccio collettivo e realistico.
Dialogo e condizioni impossibili
Infine, il ministro russo ha ricordato il decreto di Zelensky che vieta trattative dirette con Putin, sottolineando che la Russia ha sempre dichiarato la propria disponibilità a un confronto diretto.
Tra accuse all’Europa e richiami alla legalità dei negoziati, Lavrov traccia un netto confine tra ciò che Mosca considera accettabile e ciò che definisce interferenza esterna. La tensione internazionale resta alta, con le speranze di un accordo di pace ancora lontane.