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Il piano degli alleati per l’Ucraina: sanzioni e risposta militare. Per l’Italia tutto in 24 ore

Pubblicato: 21/08/2025 19:49

In questi giorni, nelle capitali occidentali, si discute di uno scudo difensivo per l’Ucraina che potrebbe cambiare il corso della guerra. Non un trattato qualsiasi, ma un meccanismo pensato per entrare in funzione automaticamente in caso di nuova offensiva russa, con una reazione pronta nell’arco di ore, non di giorni.

Il progetto, che circola sotto forma di bozza, nasce dall’esigenza di non lasciare Kiev scoperta in una fase delicatissima del conflitto. L’idea è quella di creare un sistema di difesa collettiva, capace di rassicurare gli ucraini e al tempo stesso dissuadere Mosca da nuovi attacchi. Una sorta di messaggio preventivo: qualunque gesto ostile non resterebbe senza risposta.

La proposta italiana

A rilanciare la linea è stato il ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha parlato di «reazione immediata per terra, aria e mare». Nella visione italiana, il meccanismo dovrebbe attivarsi entro 24 ore, affidandosi direttamente alle strutture della Nato, considerate le uniche in grado di garantire velocità ed efficienza.

Non tutti, però, sono convinti della stessa tempistica. Alcune capitali premono per accorciare i tempi a 12 ore, mentre altre li allungano a 48 o addirittura 72. In ogni caso, la parola d’ordine resta prontezza, perché solo un automatismo così rapido può davvero scoraggiare un’eventuale offensiva russa.

Un articolo cinque “like”

La diplomazia lo definisce articolo cinque “like”: un dispositivo simile al celebre articolo della Nato, che impone una risposta collettiva in caso di attacco a un membro, ma senza farlo scattare formalmente. Una distinzione non di poco conto, perché l’attivazione dell’articolo cinque vero e proprio trascinerebbe l’intera alleanza in guerra, chiudendo la strada a ogni margine di trattativa con Mosca.

Questo nuovo strumento, invece, sarebbe regolato da un trattato ad hoc e calibrato caso per caso. Ogni aggressione subita dall’Ucraina comporterebbe una consultazione tra i Paesi aderenti, per decidere se rispondere con la forza militare, con sanzioni economiche immediate o con pressioni politiche.

Una coalizione allargata

Non solo Nato. Il piano prevede la possibilità di allargare lo scudo anche a Paesi esterni all’alleanza ma interessati a sostenere Kiev, come Giappone e Australia, che hanno già manifestato attenzione. Sarebbe un modo per dare al fronte un carattere globale, rafforzandone la legittimità e mandando un messaggio ancora più netto al Cremlino.

Per l’Italia, il punto fermo resta uno: utilizzare le strutture della Nato per garantire immediatezza. Solo così, sostengono a Roma, lo scudo difensivo potrà avere la forza necessaria a scoraggiare un’escalation e offrire a Kiev quella sicurezza che finora è mancata.

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