
In appena due mesi sono arrivate poco più di 7.000 richieste per il cosiddetto bonus Giorgetti, l’incentivo pensato per chi sceglie di rimanere al lavoro invece di accedere subito alla pensione anticipata. Un numero ancora limitato, ma che entro la fine dell’anno sarà oggetto di valutazione da parte del Governo, chiamato a decidere se prorogare o meno la misura oltre il 2025. Il provvedimento interessa i lavoratori dipendenti, pubblici e privati, che entro il 31 dicembre 2025 maturano i requisiti per la pensione anticipata ordinaria (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne, indipendentemente dall’età) e Quota 103 (62 anni d’età e almeno 41 anni di contributi). Chi sceglie di non andare subito in pensione può presentare domanda all’INPS per ricevere in busta paga l’equivalente dei contributi previdenziali a proprio carico: il 9,19% della retribuzione lorda. In pratica, questi importi non vengono più versati all’Istituto di previdenza ma finiscono direttamente nello stipendio, con un aumento netto e senza tassazione aggiuntiva. I contributi a carico del datore di lavoro (pari al 23,81%) continueranno invece a confluire regolarmente all’INPS.
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Decorrenza e tempistiche
Secondo quanto chiarito dalla circolare INPS n. 102 del 16 giugno, le prime erogazioni del bonus sono partite dal 2 agosto per i lavoratori appartenenti ai fondi speciali (trasporti, poste, volo, ecc.); dal 1° settembre per la maggior parte dei dipendenti privati; dal 2 ottobre o dal 1° novembre per i dipendenti pubblici, a seconda del fondo di appartenenza. Per chi raggiunge i requisiti della pensione anticipata ordinaria, le finestre di accesso sono più brevi: appena tre mesi. Il bonus è valido fino al 31 dicembre 2025, data entro la quale devono essere maturati i requisiti richiesti. Dopo quella data, sarà il Governo a stabilire se confermare l’incentivo anche nel 2026, in base all’andamento delle richieste.

Vantaggi e svantaggi
Molti lavoratori valutano con attenzione se aderire o meno al bonus. Come spiega il Corriere, i punti a favore sono:
– aumento immediato dello stipendio netto, pari a circa il 10% in più;
– su uno stipendio lordo di 2.000 euro si traduce in circa 184 euro extra al mese, che diventano quasi 230 euro con una retribuzione di 2.500 euro lordi;
– maggiore convenienza rispetto a un’uscita con Quota 103, penalizzata dal calcolo interamente contributivo.
I possibili svantaggi, invece, sono:
– una lieve riduzione dell’importo della futura pensione di vecchiaia, poiché il lavoratore non versa più il 9,19% di contributi all’INPS durante il periodo in cui usufruisce del bonus.