
Una lettera colma d’odio, con minacce di morte e il simbolo dell’anarchia, è arrivata alla redazione de Il Tempo. Il messaggio, diretto contro il direttore Tommaso Cerno, l’editore Giampaolo Angelucci, il vicepresidente Andrea Pasini e il direttore editoriale di Libero Daniele Capezzone, ha subito suscitato un’ondata di sdegno e preoccupazione nel mondo politico e sociale.
Firmata da un sedicente gruppo anarchico, la missiva è stata subito bollata come “ignobile” e “vile” da numerosi esponenti politici, che hanno espresso solidarietà ai giornalisti e difeso la libertà di stampa.
La risposta di Tommaso Cerno: libertà e coraggio sotto mira
Tommaso Cerno, intervistato al Tg4 da Stefania Cavallaro, ha commentato l’accaduto con lucidità e fermezza. «Se qualcuno tiene una posizione libera, diversa da chi vuole imporre con la violenza un’unica visione del mondo, diventa automaticamente un nemico», ha dichiarato pubblicamente.
Cerno ha descritto una redazione ormai abituata alle intimidazioni, ma determinata a non indietreggiare: «Ogni volta che arrivano minacce ma non arrivano smentite, vuol dire che stiamo facendo bene il nostro lavoro. Quando qualcuno ha paura di te, significa che hai toccato un punto di verità».

Solidarietà bipartisan e reazioni immediate
Non si è fatta attendere la reazione dei vertici istituzionali. La premier Giorgia Meloni ha definito la minaccia «un attacco diretto all’informazione e alla libertà di espressione» e ha assicurato la vicinanza del governo ai giornalisti coinvolti.
Accanto a lei anche Giuseppe Conte, leader dei 5 Stelle, spesso oggetto di critiche dal quotidiano, che ha voluto distinguere tra dissenso politico e violenza: «Nonostante le campagne contro il nostro movimento, condanniamo senza esitazione minacce e intimidazioni. La violenza va espulsa dalla democrazia».
Un fronte comune in difesa del giornalismo
Il gesto di solidarietà ha attraversato le divisioni politiche, mostrando una compattezza inaspettata. Dal vicepremier Antonio Tajani al leader della Lega Matteo Salvini, il messaggio è stato chiaro: difendere la libertà di stampa è un dovere fondamentale.
Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha scritto parole decise: «Le lettere di minacce non fermeranno il lavoro dei giornalisti. Attendiamo che le autorità facciano chiarezza, ma la mia vicinanza è totale». Anche i ministri Giuseppe Valditara, Daniela Santanchè, Alessandro Giuli e Nello Musumeci, insieme a numerosi sottosegretari e viceministri, si sono uniti al coro di sostegno.
Il mondo associativo e culturale si schiera
L’indignazione non ha riguardato solo la politica. La Comunità Ebraica di Roma, tramite Victor Fadlun, ha condannato l’attacco come «tentativo ignobile ma destinato a fallire, un attacco alla stampa libera che ha il coraggio di denunciare connessioni tra terrorismo islamico e realtà italiane».
Messaggi di solidarietà sono arrivati anche da Confindustria, con il vicepresidente Emanuele Orsini, e dal sindacato UIL, tramite il segretario generale Pierpaolo Bombardieri: «La libertà di stampa è un valore inviolabile della Costituzione».