
Escherichia Coli, ritirato un lotto di formaggio Casolet e panetti di burro: l’allarme in Trentino
Scatta l’allerta alimentare in Trentino: un lotto di formaggio Casolet e diversi panetti di burro prodotti da un’azienda agricola locale sono stati ritirati dal mercato dopo che le analisi hanno evidenziato la presenza del batterio Escherichia Coli (STEC), potenzialmente pericoloso soprattutto per bambini, donne in gravidanza e persone con difese immunitarie ridotte.
È stata la stessa azienda produttrice, situata tra Val di Non e Val di Sole, a segnalare la non conformità microbiologica rilevata in seguito agli esami di autocontrollo. I controlli hanno riscontrato la contaminazione all’interno del lotto numero 11 del Casolet, del quale erano già state vendute 5-6 forme per un totale di circa 9 chili. Il formaggio era stato distribuito esclusivamente nel punto vendita aziendale.
L’avviso del Ministero della Salute
Il Ministero della Salute ha immediatamente disposto il ritiro dei prodotti non ancora venduti, sottolineando come il consumo possa essere nocivo per le categorie più fragili.
«A scopo precauzionale – si legge nella nota – invitiamo i clienti che avessero acquistato tali prodotti a non consumarli e a restituirli presso il punto vendita, dove verranno rimborsati o sostituiti».

L’azienda, con un comunicato ufficiale, ha ribadito il proprio impegno per la qualità e la sicurezza, scusandosi per il disagio e ricordando che tutti i prodotti a latte crudo, come formaggi e burro, sono sconsigliati ai bambini sotto i 10 anni e alle categorie fragili, salvo vengano sottoposti a cottura o a stagionatura superiore a un anno.
Il collegamento con i casi di Belluno
Il tema è di stretta attualità: solo pochi giorni fa, un bambino di un anno residente in provincia di Belluno è stato ricoverato in condizioni gravissime all’ospedale di Padova dopo aver sviluppato la sindrome emolitico-uremica (Seu), anche in quel caso legata al consumo di formaggi a latte crudo.
Si tratta del terzo episodio in pochi mesi nella stessa area, un segnale che accende nuovamente i riflettori sulla necessità di prevenzione e sui rischi legati a prodotti non pastorizzati.