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Femminicidio Tina Sgarbini, le parole agghiaccianti dell’ex: “Io l’ho fatto per questo”, è shock

Pubblicato: 25/08/2025 09:25

Nel profondo tessuto di una tragedia familiare si annida una storia di dolore e violenza inaudita, come quella che ha segnato la vita di Tina Sgarbini, una donna di 47 anni e madre di tre figli, la cui esistenza è stata brutalmente spezzata. La sua morte, avvenuta per “asfissia meccanica esterna”, un termine scientifico che sottende una realtà agghiacciante, indica che è stata soffocata, probabilmente con mezzi che l’autopsia, unica fonte di verità in casi come questo, potrà chiarire.

Le prime ipotesi, come l’uso di una pellicola trasparente o una busta di plastica, restano al vaglio degli inquirenti, in attesa di una conferma che possa fare luce sulla dinamica precisa di un gesto così efferato. L’ex compagno della donna, Christian Persico, un muratore di 36 anni, è il principale sospettato, ma ha scelto la via del silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio. Un silenzio ufficiale che contrasta in modo stridente con le parole lasciate in una lettera, un testamento di dolore e disperazione che svela un’anima tormentata e incapace di accettare la fine di una relazione.

La lettera dell’assassino: un grido di dolore e un tentativo di giustificazione

La lettera, ritrovata sul davanzale della casa dei genitori di Christian Persico, rivela un universo interiore complesso e contraddittorio. Sebbene l’uomo abbia scelto di tacere di fronte alle autorità, il testo, un misto di rimpianto e autocommiserazione, offre uno spaccato inquietante della sua mente. La fine della relazione con Tina Sgarbini, con la quale conviveva dal 2016, è stata un “dolore troppo grande”, una ferita che, a suo dire, non avrebbe mai potuto accettare. “Questa cosa non l’avrei mai accettata” scrive, in un passaggio che sembra voler spiegare, se non giustificare, l’inspiegabile. Un tentativo di attribuire l’atroce gesto a una perdita di controllo, a quel momento in cui ha “perso la testa”, come egli stesso ammette, chiedendo perdono per il “male che ho creato”.

L’uomo, che inizialmente aveva fatto intendere la sua volontà di togliersi la vita, come riporta la sua richiesta di essere cremato e il monito rivolto ai genitori “non ammalatevi per me”, in realtà è stato ritrovato poco dopo il delitto, a Montecorvino Rovella, senza aver compiuto l’estremo gesto. La lettera, oltre a fornire un resoconto psicologico, contiene anche dettagli pratici, come le indicazioni su dove trovare i soldi per il suo funerale, un ulteriore segno di un piano premeditato che però non si è concretizzato in tutte le sue parti.

Nessun segnale d’allarme, solo lo sconforto di una comunità

La tragedia ha gettato un’ombra di incredulità e profondo sconforto su Montecorvino Rovella, la piccola comunità salernitana dove la coppia viveva. Il sindaco, Martino D’Onofrio, ha espresso il sentimento collettivo, parlando di “una tragedia inaspettata” e di “nessun segnale di pericolo”. Una frase che riecheggia in modo doloroso in casi come questo, dove la violenza si consuma spesso nell’ombra, nell’intimità di mura domestiche che celano il dramma. Il sindaco sottolinea la riservatezza delle due famiglie, un fattore che ha contribuito a mantenere il riserbo su una situazione che, almeno dall’esterno, non sembrava celare pericoli imminenti.

La mancanza di segnali evidenti, di avvertimenti, rende la prevenzione incredibilmente difficile, se non impossibile, come ha notato lo stesso D’Onofrio. “Se non ci sono segnali o avvertimenti, come nel caso specifico, diventa tutto molto complesso”. Il primo cittadino, nella sua veste di avvocato, ha ribadito l’importanza fondamentale della denuncia, un atto di coraggio che può salvare vite. Ha invitato la popolazione a rivolgersi agli sportelli dedicati, come quello gestito dalla Asl a Montecorvino, che offre supporto psicologico, sottolineando che “Gli strumenti ci sono ed è importante e necessario usarli”. L’intera comunità, in segno di lutto e rispetto per la vittima, ha deciso di sospendere tutti gli eventi pubblici, in attesa dei funerali, la cui data non è stata ancora fissata a causa della necessità di completare l’autopsia.

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