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Scontro nel governo a Rimini: Meloni irritata, Salvini si prende la scena finale

Pubblicato: 26/08/2025 09:40

RIMINI – Alla vigilia dell’intervento di Giorgia Meloni al Meeting di Comunione e liberazione, le tensioni nel governo si sono fatte evidenti. La premier aveva meditato a lungo se partecipare, arrivando a far trapelare la possibilità di un collegamento video, per poi confermare la presenza di persona. Un dubbio legato non solo alla pressione del contesto, ma soprattutto alla scoperta che l’ultima parola, la più simbolica nel programma, non sarebbe spettata a lei bensì a Matteo Salvini, atteso domani pomeriggio per un dibattito su strade e autostrade che diventerà, nei fatti, la chiusura del parterre governativo. Una scelta che la presidente del Consiglio ha accolto con fastidio, dopo un’estate segnata dalle sortite del leader leghista in contrasto con la linea di Palazzo Chigi sull’Ucraina.

A irritare Meloni, spiegano fonti vicine alla premier, non è tanto il tema tecnico del panel quanto il rischio che Salvini colga l’occasione per nuove uscite politiche, sottraendo centralità al messaggio conclusivo di Palazzo Chigi. A rendere più difficile la decisione di presentarsi a Rimini, anche la consuetudine che vuole gli ospiti politici attraversare gli stand, tra volontari e mostre, un passaggio inevitabilmente accompagnato dalle domande dei giornalisti. Domande a cui Meloni vorrebbe sottrarsi, in particolare sulle frizioni interne legate alla defezione del ministro Schillaci e sulle polemiche per le posizioni anti-francesi del vicepremier leghista.

Il Meeting come specchio delle divisioni

Il clima a Rimini, che da sempre segna la ripresa politica dopo l’estate, si è trasformato in cassa di risonanza delle divergenze interne alla maggioranza. Gli scontri non sono mancati: dal ministro Piantedosi, che ha reagito alle parole del collega Giuli su Casapound, fino a Giorgetti, pronto a bacchettare le banche per i profitti sui tassi, subito corretto dal vicepremier Tajani che ha difeso gli istituti di credito e ricordato a Salvini che la politica estera spetta a Meloni e alla Farnesina.

Un intreccio di voci, smentite e defezioni – dalla mancata presenza di Schillaci a quella della ministra Roccella – che ha reso questo Meeting un appuntamento difficile per il governo, trasformando la kermesse tradizionalmente vicina al centrodestra in un palcoscenico di contrasti e diffidenze.

Meloni e la chiusura sotto osservazione

Domani la premier prenderà la parola nella sessione mattutina, ma gli occhi resteranno puntati sul pomeriggio, quando salirà sul palco Salvini. Il rischio è che il vicepremier trasformi un incontro tecnico in un nuovo spazio di visibilità politica, relegando la presidente del Consiglio in un ruolo meno centrale di quanto si aspettasse. Un esito che a Palazzo Chigi viene vissuto come uno sgarbo, alimentando il sospetto che dietro le quinte del Meeting ci sia più di un malumore nei confronti della leader di Fratelli d’Italia.

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Ultimo Aggiornamento: 26/08/2025 09:42

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