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“Sono stato io”. Filippo ucciso in spiaggia, la confessione atroce: ritrovata l’arma insanguinata

Pubblicato: 26/08/2025 13:14

Svolta nelle indagini sull’omicidio di Filippo Verterame. Dopo giorni di sospetti e ricostruzioni frammentarie, è arrivata la confessione: Giuseppe Paparo, 39 anni, ha ammesso di essere l’autore della coltellata che ha tolto la vita al giovane di 22 anni durante una colluttazione nel parcheggio di un lido a Isola di Capo Rizzuto, in provincia di Crotone.

La confessione di Paparo

Paparo era già stato arrestato insieme ad altri coinvolti nella maxi rissa esplosa martedì scorso, originata da un diverbio nel piazzale del lido gestito dalla vittima, in località Le Cannella. Già indicato come il principale sospettato grazie alle testimonianze raccolte sul posto, il 39enne ha confessato tutto nelle scorse ore, dopo essere stato dimesso dall’ospedale dove era ricoverato per le ferite riportate nel pestaggio. Davanti al pm Pasquale Festa, che lo aveva convocato per l’interrogatorio, Paparo ha fornito la sua versione dei fatti, indicando persino il luogo in cui aveva gettato l’arma del delitto subito dopo l’aggressione.

Il ritrovamento del coltello

Grazie alle indicazioni dell’indagato, i carabinieri hanno recuperato il coltello tra la vegetazione, a pochi metri dal punto in cui si è consumata la rissa. L’arma, secondo le prime verifiche, presentava ancora tracce di sangue riconducibili all’aggressione. Sarebbe stata proprio quella lama a colpire Filippo Verterame alla gola, ferita che ne ha causato il decesso quasi immediato.

Una rissa degenerata

La vicenda, secondo quanto emerso, sarebbe nata da una manovra azzardata in auto nel parcheggio del lido. Da lì, la tensione è sfociata in una violenta colluttazione che ha coinvolto sette persone, tra cui la vittima. La rissa sarebbe stata l’ultimo capitolo di una contrapposizione più lunga, legata anche alla gestione della spiaggia aperta tre anni fa. In carcere per rissa erano già finiti tre membri della famiglia Paparo, compreso Giuseppe, e due parenti della vittima.

Le parole della difesa

«Non doveva accadere, sono famiglie distrutte. Questa triste vicenda quella che ha causato la morte di un giovane ragazzo vicino agli ultimi, ai più fragili, tanto da aver creato un lido accessibile anche ai disabili, agli anziani, alle persone con difficoltà», ha dichiarato l’avvocato Domenico Magnolia, difensore di Paparo.

E ha aggiunto: «Pur fedele al proprio mandato, e senza abdicare di un passo al ruolo di difensore, questa tragica morte ha toccato nel profondo». Un caso che ora sembra aver trovato il suo colpevole, ma che lascia dietro di sé due famiglie segnate da una tragedia irreversibile.

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