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Bruciare il tesoro di Putin per metterlo in ginocchio: la nuova strategia di Kiev

Pubblicato: 27/08/2025 10:43

Bruciare il tesoro di Putin per costringerlo alla tregua. L’offensiva dei droni ucraini non è più soltanto un’azione di logoramento: dietro agli attacchi sempre più precisi contro le infrastrutture energetiche russe c’è un disegno strategico. Gli obiettivi colpiti – dalle raffinerie agli impianti di liquefazione – mirano a minare la stabilità economica di Mosca e a convincere il Cremlino che sospendere i combattimenti possa essere l’unica strada praticabile.

Dall’inizio di agosto sono andate in fiamme dieci raffinerie, tra le più grandi del Paese, e gli effetti iniziano a farsi sentire: carburante alle stelle, stazioni di servizio a secco soprattutto in Crimea e Siberia, code infinite e rincari fino al 50%. Secondo Reuters la capacità di trasformare greggio in benzina e diesel è calata del 17%, proprio nel momento di massima richiesta tra viaggi estivi, raccolti agricoli e preparativi per l’inverno.

I droni, potenziati nei motori e nei sistemi di guida, riescono oggi a volare fino a 1.000 chilometri e colpire con precisione chirurgica i punti più delicati degli impianti. Le riparazioni, che un tempo richiedevano una decina di giorni, adesso possono durare anche due mesi. Le foto satellitari mostrano danni gravi alle strutture di Ryazan, Novokuibyshevsk e Saratov, che da sole assicurano il 14% del carburante russo. Nel frattempo il sito di Novoshankhtinsk brucia da quasi una settimana.

Il Cremlino ha imposto il divieto di esportare benzina e gasolio fino a settembre, ma il provvedimento – che blocca 50-60mila tonnellate a settimana – non basta a compensare le perdite. Non si esclude di fermare le forniture anche ai Paesi alleati, con inevitabili conseguenze diplomatiche.

Kiev, intanto, colpisce anche le infrastrutture destinate all’export: gravissimo il raid sull’impianto di liquefazione di Ust-Luga, nel Baltico, che produce 20 milioni di tonnellate l’anno. Distrutta la torre criogenica centrale, senza tempi certi di ripresa. Colpiti pure depositi in Crimea, rallentando i rifornimenti al fronte.

Mosca tenta di reagire spegnendo le antenne dei cellulari nelle città industriali per “accecare” i droni, ma molti modelli ucraini si affidano a navigatori con intelligenza artificiale, immuni alle contromisure. Le difese sono state rinforzate con elicotteri Hind e Alligator, ma Kiev ha già mostrato i suoi nuovi missili cruise Flamingo e Super-Neptune, con testate tre volte più potenti dei droni.

Il rischio di escalation cresce. Putin potrebbe optare per la rappresaglia con i missili Oreshnik, ma deve muoversi con cautela: sul tavolo dei negoziati l’amministrazione Trump minaccia di alzare i dazi all’India per obbligarla a interrompere l’import di greggio russo. Un colpo potenzialmente devastante: solo le vendite a New Delhi valgono 90 miliardi di dollari l’anno, la linfa vitale della macchina bellica russa.

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