
Il delitto di Garlasco continua a tormentare familiari, investigatori e opinione pubblica. A 18 anni di distanza dall’omicidio di Chiara Poggi, emergono nuovi elementi che potrebbero rimettere in discussione l’intero impianto accusatorio costruito negli anni. La verità, forse, è ancora sepolta insieme al corpo della giovane. È per questo che si fa sempre più concreta l’ipotesi di una riesumazione, ipotesi considerata necessaria per chiarire i dubbi che le ultime perizie medico-legali hanno sollevato.
A riaccendere i riflettori è stata la dichiarazione di un medico legale che conosce bene il caso e che ha ipotizzato la possibilità che a colpire Chiara possano essere stati due assassini o, in alternativa, due diversi oggetti contundenti. Una prospettiva che, se confermata, cambierebbe radicalmente la ricostruzione ufficiale della vicenda.
L’ipotesi di Lovati: “Si fa un processo ad un processo”
Intanto, l’attenzione investigativa si concentra su Andrea Sempio, nuovo indagato nell’inchiesta riaperta. Ma il suo avvocato, Massimo Lovati, non usa mezzi termini: «Si sta facendo un processo a un processo. Si cerca di scardinare la condanna di Alberto Stasi – che per me è sempre stato innocente – puntando i fari sugli errori commessi nelle prime indagini del 2007».
Lovati, intervistato dalla Rai, ha ricordato come il processo a Stasi si sia svolto con rito abbreviato, scelta della difesa, che ha escluso l’esame dei testimoni e delle parti. «Ecco perché invece di prendere 30 anni ne ha presi 16», ha aggiunto il legale.
Il giallo rimane dunque aperto, sospeso tra vecchie verità giudiziarie e nuove ombre che rischiano di riscrivere uno dei casi di cronaca nera più controversi degli ultimi decenni.