
Una sparizione improvvisa, una lunga e costosa operazione di ricerca e poi, a sorpresa, la verità: un inganno architettato con cura per inseguire una relazione segreta. Una storia che ha fatto discutere, sollevando non solo interrogativi legali, ma anche umani, legati ai limiti della menzogna e al prezzo delle proprie azioni.
Quello che inizialmente sembrava un tragico incidente si è rivelato un piano costruito nei dettagli, capace di ingannare familiari, autorità e persino i soccorritori per settimane. Un gesto estremo, che ha avuto conseguenze non solo penali, ma anche personali e familiari.
L’uomo che si finse morto per incontrare l’amante
Ryan Borgwardt, 45 anni, residente nel Wisconsin, è stato condannato a 89 giorni di carcere per aver inscenato la propria morte con l’obiettivo di incontrare una donna conosciuta online, residente in Uzbekistan. La pena inflitta corrisponde esattamente al numero di giorni in cui è riuscito a far perdere le proprie tracce, lasciando credere a tutti di essere annegato.
La sua scomparsa era stata denunciata il 12 agosto dell’anno scorso, dopo che aveva comunicato alla moglie l’intenzione di fare kayak sul Green Lake, a circa 80 chilometri da casa. Sulla riva del lago vennero ritrovati il kayak capovolto e i suoi documenti, elementi che fecero pensare al peggio. Per quasi due mesi si sono susseguite intense operazioni di ricerca, ma senza esito.

In seguito, però, alcuni dettagli – tra cui il rilascio anticipato di un nuovo passaporto – misero in allarme gli investigatori. L’uomo era riuscito a volare da Toronto a Parigi, per poi raggiungere un Paese asiatico e infine stabilirsi in Georgia. È stato rintracciato a novembre e convinto a rientrare negli Stati Uniti a dicembre, dove è stato arrestato.
Il giudice raddoppia la pena e arriva il divorzio
In tribunale, il giudice Mark Slate ha imposto anche un risarcimento di 30.000 dollari per coprire i costi sostenuti dallo Stato durante le ricerche. “Mi dispiace profondamente per quanto accaduto”, ha dichiarato Borgwardt prima della sentenza.
Le conseguenze non si sono fermate in aula: quattro mesi dopo il suo rientro, la moglie ha chiesto il divorzio, ponendo fine a un matrimonio durato oltre vent’anni. Una storia d’amore e inganno che si è chiusa con un conto salato da pagare.