
Un’ondata di indignazione ha travolto la rete dopo la scoperta di centinaia di foto rubate e trasformate in fotomontaggi a sfondo pornografico, diffuse senza alcun consenso su un sito accessibile a chiunque. A essere colpite non sono soltanto donne comuni, ma anche figure pubbliche e politiche di primo piano, finite al centro di una vera e propria gogna digitale.
Il portale, attivo da anni e con milioni di visite, raccoglie materiale proveniente da social network, programmi televisivi e scatti di vita quotidiana, manipolato e condiviso in thread dai titoli espliciti. A corredo delle immagini compaiono spesso commenti volgari e sessisti, scritti da utenti nascosti dietro falsi nickname, che contribuiscono ad alimentare un clima tossico e violento.
Politiche nel mirino

Tra le vittime di questo “branco digitale” ci sono nomi come Giorgia Meloni, Elly Schlein, Mara Carfagna, Maria Elena Boschi, Mariastella Gelmini e Alessandra Moretti, oltre a ragazze e adolescenti prese di mira in modo casuale. Alcune di loro hanno denunciato pubblicamente la vicenda. La consigliera Pd Valeria Campagna ha parlato senza mezzi termini di “cultura dello stupro”, diffondendo i messaggi raccolti online per mostrare la gravità del fenomeno.
Anche l’ex parlamentare Alessia Morani ha raccontato di essere stata avvertita da colleghe della sua presenza sul sito, sottolineando la necessità di un’azione collettiva. L’eurodeputata Alessandra Moretti, invece, ha parlato di “migliaia di foto” pubblicate a sua insaputa, spiegando di aver provato “schifo e paura” e lanciando un allarme particolare per le ragazze più giovani, più esposte e vulnerabili.
Le indagini della polizia postale
Il caso ha riacceso i riflettori su episodi già emersi in passato, come quello del gruppo Facebook “Mia Moglie”, chiuso dopo che migliaia di iscritti condividevano immagini di donne senza alcuna autorizzazione. Diversamente, Phica.eu risulta ancora attivo, e questo rende più complesso fermare la diffusione delle immagini.
La polizia postale ha avviato un’indagine per individuare gli autori del furto e della manipolazione delle foto, ma risalire agli utenti che si limitano a commentare o a guardare resta estremamente difficile. Le vittime ribadiscono che non si tratta di semplice intrattenimento, ma di una vera e propria forma di violenza che umilia, espone e danneggia la vita privata e pubblica di chi la subisce.
“È violenza a tutti gli effetti, e serve denunciarla” – hanno detto alcune delle donne coinvolte, chiedendo una risposta ferma da parte delle istituzioni e una maggiore consapevolezza sociale contro la normalizzazione di questi comportamenti.