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Netanyahu minaccia: “Pronti ad annettere parti della Cisgiordania”

Pubblicato: 01/09/2025 08:11
Netanyahu annettere parti Cisgiordania

La drammatica realtà che emerge da Gaza è quella di una tragedia senza fine. Nella sola giornata di ieri si contano almeno 66 vittime dei raid condotti dall’Idf in tutta la Striscia. Tra i morti figurano due bambini e la loro madre, oltre a tredici persone colpite mentre erano in fila per ricevere aiuti umanitari. A questo bilancio già pesante si sommano almeno sette cittadini gazawi deceduti a causa di fame e malnutrizione, segno di un’emergenza umanitaria ormai fuori controllo.
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La scelta politica del governo israeliano

Alla tragedia sul terreno si aggiunge un elemento politico destinato a generare nuove tensioni. Il governo israeliano sarebbe pronto ad assumere il controllo amministrativo di alcune aree della Cisgiordania, in particolare quelle dove la presenza dei coloni è più alta. Una decisione che cancellerebbe definitivamente l’ipotesi di uno Stato palestinese. La notizia, diffusa dal sito americano Axios, segnala un’intenzione chiara di procedere verso una annessione parziale, già comunicata a vari governi europei e al segretario di Stato Usa Marco Rubio dal ministro degli Esteri Gideon Sa’ar.

L’iniziativa si inserisce in un clima di tensione internazionale, con diversi paesi pronti a riconoscere ufficialmente la Palestina in occasione della prossima Assemblea generale dell’Onu, convocata a New York il 9 settembre su impulso del presidente francese Emmanuel Macron. Come ritorsione a questa mossa politica, gli Stati Uniti hanno revocato i visti a decine di funzionari palestinesi, incluso quello del presidente dell’Anp Abu Mazen, provocando la dura reazione dell’Unione europea, che ha chiesto l’immediato ritiro del provvedimento.

Netanyahu riunisce il governo per la minaccia Houthi

Nel frattempo, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha convocato il gabinetto di governo in una località segreta, preoccupato per possibili ritorsioni degli Houthi. La tensione è salita dopo il raid israeliano che ha provocato la morte del premier dei ribelli yemeniti, di dieci ministri e di alcuni funzionari del loro governo.

Durante l’incontro, l’esecutivo israeliano ha ribadito la volontà di non accettare alcuna tregua temporanea, ipotesi alla quale Hamas aveva dato via libera. La posizione di Israele resta quindi quella di proseguire l’occupazione di Gaza City, dove vivono circa un milione di palestinesi, con l’obiettivo dichiarato di fiaccare definitivamente la resistenza di Hamas.

La posizione di Donald Trump

Secondo indiscrezioni riportate dai media americani, il presidente Donald Trump non si opporrebbe al piano di occupazione della Striscia proposto da Netanyahu. Al contrario, starebbe spingendo affinché le operazioni militari nel nord di Gaza si concludano nel giro di due settimane.

Fonti citate da Channel 12 riferiscono che Trump ritiene che Hamas non restituirà gli ostaggi e li utilizzerà come strumento di sopravvivenza politica. L’ex presidente Usa, secondo le stesse fonti, non comprende perché non sia possibile piegare Hamas in tempi brevi, sollecitando quindi un’accelerazione della campagna militare.

Arresti in Yemen

Il quadro regionale appare ancora più cupo con le notizie provenienti dallo Yemen. Qui gli Houthi hanno fatto irruzione negli uffici del World Food Programme, arrestando 11 funzionari dell’agenzia delle Nazioni Unite. Un segnale che mostra come il conflitto in Medio Oriente si intrecci sempre di più, coinvolgendo non solo i fronti principali di Gaza e Cisgiordania, ma anche gli equilibri internazionali e le agenzie umanitarie che operano nei territori in guerra.

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