
In Afghanistan un terremoto di magnitudo 6 ha devastato le zone orientali, colpendo comunità già fragili e povere. La popolazione si trova ora ad affrontare una crisi umanitaria senza precedenti, con villaggi rasi al suolo e migliaia di persone in grave difficoltà. Il bilancio ufficiale parla di oltre 800 morti e 2.700 feriti, numeri destinati a salire con il ritrovamento dei sopravvissuti intrappolati sotto le macerie.
I distretti più colpiti sono Nurgul (Kunar), Kuz Kunar e Dar-e-Noor (Nangarhar), con villaggi come Masood, Wadir, Shomash, Arit e Sohel Tangi tra i più danneggiati. La popolazione locale ha urgente bisogno di aiuti alimentari, acqua e medicine, mentre le scosse continuano a seminare panico e distruzione.
Emergenza ospedali e soccorsi

Secondo Susanna Fioretti, vicepresidente di Nove Caring Humans, gli ospedali sono al collasso e manca sangue. Molti feriti restano intrappolati sotto le macerie, mentre alcuni villaggi non sono ancora stati raggiunti dai soccorsi. “Le strade sono bloccate e gli aiuti governativi arrivano solo con elicotteri. Alcune zone richiedono ore di cammino per i soccorritori”, ha spiegato Fioretti.
L’ong, presente in Afghanistan da oltre 12 anni, lavora senza sosta per salvare vite e lancia un appello alla comunità internazionale: ogni sostegno può fare la differenza in questa emergenza drammatica.
Il progetto “Semi di Rinascita” e il supporto alla popolazione

Prima del sisma, Nove Caring Humans gestiva nelle province di Kunar e Nangarhar il progetto “Semi di Rinascita”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (Aics). L’iniziativa mira a garantire sicurezza alimentare attraverso allevamenti su piccola scala, microimprese agroalimentari e percorsi formativi, coinvolgendo più di 6.800 persone, in particolare donne.
Ora, il progetto si intreccia con l’emergenza umanitaria, rendendo il lavoro dell’ong cruciale non solo per la sopravvivenza, ma anche per gettare le basi di un futuro più stabile per le comunità colpite dal terremoto.